IL CONTROLLO DELL'ORDINE PUBBLICO DELLA CAPITALE VENEZIA



L'Italia con una capitale ormai impresentabile avrebbe tanto da imparare dalla storia dei Veneti ed un esempio oggi lo fornisce il controllo del territorio della città di Venezia gestito all'epoca di San Marco,  assieme agli organi locali e non sopra di essi. Come invece accade praticamente ogni giorno nelle città nostre e non solo nella povera Roma.

Il 10 agosto 1319 viene regolata l'elezione dei capisestiere, sei patrizi di una certa età eletti annualmente dal Maggior Consiglio con responsabilità di vigilanza nel proprio sestiere e con una certa podestà di aprire inchieste e comminare pene.
Il compito preciso dei Capisestiere istituiti riprendendo il titolo di magistrature più antiche, è quello di vigilare l'esecuzione dei lavori ed evitare che vengano violati i decreti a tutela dell'ambiente urbano, mentre l'abbandono dei fanghi e dei materiali delle rive franate o lo scarico nei canali di detriti e immondizie (capito amici romani? ). 
In seguito vi saranno due serie parallele di Capisestiere eletti rispettivamente del Maggior Consiglio e dal Consiglio dei X per svolgere mansioni di polizia e sorveglire l'ordine pubblico della città in senso lato, talora in concorrenza con i Signori di Notte. 
La loro competenza riguarderà giochi d'azzardo, meretrici e persone di malaffare nonché  l'allontanamento di banditi forestieri in base alle notifiche di osti ed albergatori, lagnanze di romei e pellegrini contro osti e barcaroli, contratti di servitori a tutela dei padroni, commercio di schiavi, e precedenza dei veneziani nell'acquisto, igiene, nettezza e ornato della città.

Giovanni Distefano Atlante storico della Serenissima


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