Il colore dell'odio. Con pistola e tricolore a caccia di immigrati.
Ła fòto ła xe stà difuxa da divèrse tełevixion e mèzi de comunicaçion |
Se
avesse sventolato una bandiera veneta, adesso staremmo assistendo
all'ennesima sfilata di dichiarazioni sui Veneti razzisti, ricchi ed
egoisti, ecc. Il colpevole invece aveva la bandiera di un altro
Paese. Terminata la caccia all'immigrato (a quanto dicono i media per vendicare
l'uccisione di una ragazza italiana), il feritore ha indossato gli
stessi colori rosso-bianco-verde della napoleonica e violenta Legione lombarda,
quella del motto «subordinazione alle leggi militari» (cioè le
armi hanno ragione). Gli stessi colori rosso-bianco-verde dello Stato
che ha invaso l'Etiopia nel 1935, l'Albania nel 1939, la Grecia nel
1940. Gli stessi colori dello Stato che ha invaso il Tirolo nel
1915-18 e che quarantanove anni prima ha invaso le terre venete nel
1866 mandando i propri gendarmi ai seggi prima che la gente votasse
sul loro arrivo. Non dunque qualche sporadica aggressione, bensì una sequela
quasi ininterrotta di aggressioni senza soluzione di continuità. Gli stessi colori della mussoliniana RSI, uguali alla bandiera dell'attuale Repubblica italiana.
Qualcuno
si è scandalizzato che un individuo violento indossasse il tricolore
italiano eppure c'è una tragica e spaventosa coerenza fra la
violenza dell'individuo e il simbolo violento e militaresco che egli
ha scelto di indossare al termine della sparatoria. Mentre in Italia aumenta il caos fra chi col tricolore inneggia alle foibe e chi col tricolore vuole ammazzare gli immigrati, noi abbiamo l'opportunità di riflettere. Questa è
un'occasione per la nostra sinistra di riflettere sui deleteri
effetti del nazionalismo centralista italiano a cui continua ad
affidarsi. Ed è un'occasione per la destra per riflettere se vuole
persistere nel mito italiano o se vuole ridefinire la propria
identità dentro la secolare tradizione politica e la storia
pluri-millenaria del nostro pòpoło.
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