Gli anni della città giardino, [3a parte]




[inizio 3a parte]

LA GRANDE VENEZIA

quando in terraferma nasceva la città giardino

 

Marghera anni '20
Il progetto della Grande Venezia, voluto dal gruppo economico-finanziario che faceva capo al conte Volpi, si basava sull’idea, dimostratasi utopistica solo dopo qualche decennio, di integrare il centro storico con una area industriale: il primo (il centro storico) doveva rimanere riservato alle attività commerciali, turistiche (grazie alla grande catena alberghiera CIGA fondata nel 1904 proprio dallo stesso Volpi) e culturali (come la Mostra del Cinema al Lido e la Biennale d’arte, promosse entrambe da Volpi ), mantenendo la sua configurazione museale per la particolarità “antimoderna” e “scenografica” della città stessa; la terraferma invece era destinata a diventare il polo dell’industria pesante veneta, separato ma subalterno al centro storico.
Il piano della Grande Venezia implicava l’ampliamento dei confini amministrativi della città, fatto che avvenne nel 1926 quando il Comune di Venezia accorpò i territori di Marghera e Mestre, sino ad allora comuni amministrativamente autonomi.
All’interno di questa grande area sarebbe sorto anche un nuovo quartiere, destinato ad ospitare la manodopera impiegata nel polo industriale, la cui costruzione iniziò nel 1920 su progetto di Emilio Emmer, il quale si ispirò al modello anglosassone della “Città Giardino”.
Nella sua logica urbanistica, applicata alla “Città Giardino”, alcuni quartieri dovevano essere destinati agli operai, altri alle famiglie degli impiegati e dei quadri intermedi, altri più periferici agli sfrattati della laguna.
In pratica la nuova città metropolitana di Mestre con Marghera, che negli anni successivi caratterizzerà il suo sviluppo per il caos urbanistico, doveva rispondere ad un preciso disegno del regime nel suddividerla in zone distinte per classe e stili di vita dei residenti. In questo modo avrebbe trasformato gli sfrattati in soggetti deboli e senza alcuna tutela sociale, quindi controllabili e gestibili. Le famiglie che non erano in grado di sostenere i nuovi canoni, a seguito della liberalizzazione dei fitti, venivano di fatto espulse dal centro non solo di Venezia ma anche della stessa Mestre per finire confinate e concentrate nelle periferie estreme della città, come nel Villaggio di Ca’ Emiliani in località della Rana [vedi approfondimento più avanti nella quarta parte].
 
La più potente centrale termoelettrica d'Italia che nel 1929 forniva energia ad oltre 50 insediamenti produttivi


1922 -1945: dal primo governo fascista alla fine della seconda guerra mondiale
Sui terreni appena predisposti e lungo i canali cominciarono ad insediarsi con una cadenza quasi annuale le industrie più diverse da far lievitare in sei anni i 6.220 lavoratori occupati del 1932 ai 16.500 del 1938, per arrivare alle oltre 21.000 unità nel 1942. 
Per molti anni ci sarebbero stati operai che si recavano al lavoro in bicicletta dalle vicine campagne di Chioggia o di San Donà.
Insediamenti più noti:
1919 - Breda e Cnav (Cantieri Navali e Acciaierie di Venezia)
1924 – Montecatini (ex Veneta Fertilizzanti), Ina, Feltrinelli Legnami
1925 – Vetrocoke
1926 – Fiat, Sava, Sade (nuova centrale elettrica), Riseria Italiana
1927 – Chiari&Forti
1928 – Leghe Leggere
1931 – Ilva
1933 – Sirma
1935 – Montevecchio
1937 – Vetrocoke Azotati 




Foto aeree dell'area azotati canale ovest


Nel censimento Istat del 1927 il settore chimico era quello con il più alto numero di insediamenti (12) e di addetti (1820) e l’impianto chimico di maggiori dimensioni era Vetrocoke. Seguivano a confermare la tradizione marinara della città i cantieri navali (Cantieri Navali e Acciaierie di Venezia e la Breda).

Marghera nel 1935 disponeva della più potente centrale termica esistente in Italia che serviva ad alimentare gli oltre 60 insediamenti che operavano dalla cantieristica navale ai fertilizzanti chimici, dalla produzione di alluminio alla laminazione dell’acciaio.

La città giardino cresce
Il sogno di realizzare la “Città giardino” accanto alle fabbriche durò meno di un decennio perché l’arrivo dei privati che, fiutando l’affare di costruire una casa o di aprire un’attività in una zona che sarebbe stata in forte espansione, costruirono 50 abitazioni solo nel 1924.
L’intervento pubblico dello IACP, dopo aver individuato fin dal 1921 le aree dove edificare abitazioni plurifamiliari, purtroppo venne rallentato perché i finanziamenti necessari non furono reperiti.  Dal 1925 si iniziò a costruire i primi condomini popolari ma la domanda di abitazioni, da parte degli sfrattati di Venezia o da parte di chi arrivava in cerca d lavoro a Marghera, cresceva senza essere soddisfatta.
Villaggio Ca'Emiliani
Tra il ’34 ed il ’38 vennero realizzati i tre villaggi di casette /baracche nelle località di Ca’ Emiliani, Ca’ Sabbioni e Ca’ Bretelle (questi ultimi due sorti all'estrema periferia del comune sul confine amministrativo di Venezia con Mira nei pressi di Malcontenta).
Le ultime baracche del villaggio Ca'Emiliani prima del loro abbattimento iniziato negli anni '60



La nascita e la crescita di Marghera sono avvenute lungo queste vie: 
• Via dell’Elettricità 
• Via Fratelli Bandiera 
• Via Cesare Beccaria

Le vie che hanno caratterizzato lo sviluppo di Mestre:
• Via Miranese 
• Via Piave
Corso del Popolo
Via Cappuccina
Via Torino
Viale Vespucci 
Via Forte Marghera 



Durante la seconda guerra mondiale diversi bombardamenti colpirono gli impianti di Porto Marghera, in particolare gli stabilimenti di Agip, Irom, Vetrocoke e Vetrocoke Azotati, Sirma, Sava, Ilva, Breda e Cita. Non furono risparmiati nemmeno i quartieri urbani della terraferma a ridosso delle linee ferroviarie.
Alcuni rifugi antiaerei, allestiti negli stabilimenti, furono centrati e ridotti a cumuli di macerie perché costruiti in muratura, completamente privi di alcuna struttura in ferro.
[fine terza parte]


Prossimamente
[quarta parte]
  • Gli ultimi anni della IIa guerra mondiale e la mancanza del cibo
  • Le significative vicende di Ca’ Emiliani (1934 – 1974)

[quinta parte]
  • Curiosità ...
  • 1946-1970 Gli anni ‘70
  • Dagli anni ‘80 al 2000[quarta parte]
  • Gli ultimi anni della IIa guerra mondiale e la mancanza del cibo 

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