LA MEMORIA E L'ESODO, VITTIME E CARNEFICI

Di Diego Bellin



Vi erano un tempo due meravigliose popolazioni che vivevano nelle terre a nord del mar Adriatico, essi erano i Giuliani e gli Istriani. A partire dagli inizi del 1100, le città situate in questi territori entrarono progressivamente, per mezzo di patti di dedizioni spontanei, nell’orbita della Repubblica Veneta, e li vi rimasero fino al 1797, ossia per circa 700 anni.

La nuova Repubblica lasciò sempre molte libertà a queste popolazioni, le tradizioni e le forme organizzative rimasero invariate, come pure le lingue parlate. In questi territori vi erano una pluralità di culture che vivevano in piena libertà, tolleranza e nel rispetto reciproco senza mai voler prevaricare le une sulle altre. Poi, dopo il tramonto della Repubblica Veneta, queste terre divennero prima Francesi e poi Austriache, finché , a seguito della 1° guerra mondiale, nel 1920, non diventarono “Italiane”.
rappresaglia italiana 

Il nuovo stato occupante iniziò fin da subito, dal 1921, per mezzo di incarcerazioni, violenze ed esecuzioni sommarie, a cacciare da queste terre le componenti “Slave” di queste popolazioni, inoltre vennero promulgate leggi che impedivano alle popolazioni di parlare la lingua Slava e si impose l’uso della lingua Italiana, vennero oltretutto importate dall’Italia numerosi nuclei familiari, il tutto al fine di portare a termine una radicale italianizzazione di questi nuovi territori.
Con l’avvento della seconda guerra mondiale le repressioni nei confronti di queste popolazioni si acuirono al punto che gli italiani crearono campi di concentramento ad Arbe e Gonars, dove internare la componente slava delle popolazioni Giuliano-Istriane. Queste persecuzioni durarono fino a quando, dopo l’armistizio dell’8 Settembre ’43, il Regio Esercito Italiano non collassò, lasciando un vuoto in queste terre.
Vuoto colmato in fretta dai partigiani Slavi che, non appena possibile, iniziarono a loro volta per rappresaglia, una sistematica persecuzione delle componenti “Italiane” a mezzo di esecuzioni sommarie, gettando i malcapitati all’interno di cavità carsiche chiamate “Foibe” e causando perciò una massiccia emigrazione di questa parte di popolazione verso l’italia in cerca di salvezza e futuro.
foiba di Vines, vittime italiane innocenti
Tuttavia il desiderio di nuovi giorni per questi “immigrati”, nella terra che loro chiamavano “casa”, venne disilluso. Difatti i profughi Giuliano-Istriani, al loro arrivo in Italia a bordo di treni bestiame, vennero malamente respinti dal più della popolazione Italiana e per niente tutelati dal Governo Italiano, in quanto considerati “Fascisti”.
Così morirono decine di migliaia di nostri fratelli Giuliano-Istriani e fu così che venne scritta una delle pagine più cupe della storia di queste popolazioni, storia ben lontana da quel benessere, da quella tolleranza e da quella stabilità sociale che perdurò immutata per 700 anni, quando Veneti, Giuliani, Istriani e Dalmati convivevano in pace sotto l’effige di San Marco.

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