UNA DELLE CULLE DELLA CIVITA' DEI VENETI: IL PALAZZO DELLA RAGIONE A PADOVA



Chiamato dai padovani, fin da tempi immemorabili "el Sa£on" io lo considero l'espressione tra le più alte della civiltà dei veneti, dove tramite le assemblee dei dei maggiorenti, in una condizione "inter pares", si decideva sul governo e sulle leggi della comunità. Non ascoltate la storia della Signoria "tirannica" che usurpò il parlamento locale: esso in realtà continuò a vivere anche col dominio dei Carraresi, i quali, divorati dall'ambizione che li portò alla guerra con Venezia, furono deposti proprio dal Consejo (Consiglio) che stipulò la pace con essa. 


Si amministrava anche la Giustizia, e si continuò a legiferare e a giudicare anche sotto le ali protettive del Leone marciano, non a caso compare ben due volte negli affreschi meravigliosi. La pietra del vituperio, come vi spiega Antonella, mia socia ed inviata, era la gogna per i debitori insolventi, e la volle Sant'Antonio (el Santo come i dize qua) al posto di altre terribili pene corporali (l'angolo della corda, si riferiva proprio a quello, sotto la galleria). 
Cedo la parola alla signora Todesco:

Il ballatoio stupendo al primo piano da cui si accede al Salone

Fin dal medioevo, il centro storico di Padova, ha rappresentato il cuore civile, politico ed economico della comunità, organizzato intorno al Palazzo della Ragione. Ciò che colpisce al suo interno è la vastità del Salone, tanto che il grande cavallo ligneo, posto sul fondo, non si nota subito; la prima cosa che colpisce lo sguardo è l immensa serie di immagini che vive sulle pareti (circa 217 metri lineari di affreschi).
Questo palazzo viene costruito nel 1218 con lo scopo precipuo di riordinare i mercati ed offrire una sede all' amministrazione della giustizia.

L interno era occupato inizialmente da tre grandi sale: dagli uffici del Sigillo, dal tribunale e dall' Esattoria. La copertura dell intero complesso era a capriate, sostenute da poderose colonne di legno rivestite di cuoio.

Restar in braghe de te£a

Nel 1300 Giovanni degli Eremitani progettò una nuova copertura in modo da costituire, con la aiuto della decorazione pittorica, un vero e proprio cielo, con stelle e pianeti.
Gli affreschi delle pareti traggono ispirazione dall' astrologia e furono realizzati da Giotto (1315/17) e dai suoi collaboratori ma nel 1420 un incendio li distrusse e furono ripristinati dal maestro padovano Nicolò Miretto, con la collaborazione di altri pittori.



Rappresentano figure di animali, anche fantastici, che costituivano le insegne dei seggi del Tribunale. Nel Salone sono conservati la "pietra del vituperio" sulla quale i debitori insolventi erano obbligati a battere per tre volte le natiche, dopo essersi spogliati ( e da questo deriva l espressione "restare in braghe di tela")
E il grande cavallo di legno realizzato per una giostra militare ed erroneamente attribuito al Donatello.
il famoso cavallo fu in realtà realizzato da artigiani locali per sfilate carnascialesche
 
Sulla parete a sud si nota un sole dorato che, a mezzogiorno, lascia passare un raggio di sole che colpisce, sul pavimento, una lunga asta meridiana realizzata nel 1761 da Bartolomeo Ferracina.

Commenti