SAN MARCO E I SANTI PER UNA SOCIETA' VENETA COESA



Ci spiega Elena Vanzan Marchini che attraverso le arti figurative (statue, dipinti bassorilievi) il culto di un santo era il miglior veicolo di messaggi e anche di informazione sanitaria (si pensi al culto vivissimo a San Rocco,protettore degli appestati). II predicatori narrando della vita del santo, imponevano norme morali di comportamento, mentre le processioni e le messe erano importanti rituali di coesione e di compattamento sociale. Da qui l'importanza che l'Occidente attribuì al recupero e al possesso delle reliquie,la "spoglia" diventa il tramite simbolico tra la società che la custodiva e il Sacro, che tramite il suo corpo si era manifestato nella Storia.

L'autonomia di Venezia da Bisanzio e la sua vocazione marinara furono sancite dall'avventuroso trafugamento del corpo di San Marco da Alessandria d'Egitto: Teodoro, iniziale patrono, non era più in grado di rappresentare la crescente potenza marittima e fu soppiantato da Marco, evangelizzatore delle lagune.
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Il leone alato che stringe tra gli artigli il libro della cronaca della sua vita, sublime sintesi di dote angeliche e aggressività felina, è il logo scelto da grandi comunicatori e raffinati mercanti, che con esso identificavano la Serenissima come portatrice del messaggio cristiano, che diffonde la Pace anche con la Guerra. 

Diversamente dalla cultura islamica ed anche quella giudaica, la rappresentazione del corpo di Cristo e dei Santi consentiva di percepire il maniera concreta il divino incarnatosi, e di dare un senso a sofferenza, malattia e morte.

libero sunto da "VENEZIA, LUOGHI DI PAURE E VOLUTTA'" Ed. della Laguna Vanzan Marchini.

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