LE VENEZIANE, LA MODA, L'INTIMO. SOTTO IL VESTITO NIENTE?

La veneziana Antonella Todesco ci riporta un piccolo brano del Molmenti in cui si parla della foggia del vestire delle sue antenate dal 1500 in poi. Fino a svelarci i segreti dell'intimo delle nostre dame, ricercate e sofisticate persino nella scelta delle calze, dei bustini, e dei "calzoni che non si veggono" 😈😏


A partire dalla fine del 1500 l'eleganza femminile cede il posto all' esagerata ricchezza del costume. Le vesti delle donne veneziane si fanno più ampie, il velo si trasforma in quella specie di mantellina di seta nera che copriva il capo e che fu chiamata vesta o zendà. Altra morbida cornice al volto femminile offrivano d inverno le pellicce lunghe, coperte di raso ed altri drappi e divento alla moda portare, anche d estate, in mano, sulle spalle o appeso alla gonna, una pelle di "zebelin o de schiratto da tenir in man" (martora o zibellino). In voga anche l uso di cinture e fibbie, anche per gli uomini, tanto che fece prosperare un arte speciale, quella dei centurieri e dei fiuberi.
Alle fasce che sostenevano il seno, si sostituirono busti metallici chiusi al petto con chiavi da voltare o con molle a scatto, vere macchine da tortura che furono rimpiazzati, all' inizio del XVII secolo dai busti di stoffa con stecche di osso di balena. 
Una vera rivoluzione nella moda fu recato dai merletti i quali divennero presto ornamento della biancheria intima. Erano di lino o di seta, "ricamati, fregiati, lavorati et di modo ridotti a bellezza con l artificio dell' ago, della seta, dell' argento e dell' oro". 
Le calze di seta, in vari colori, erano "listade de razo e de oro", i " calzoni che non si veggono" (mutande) con merletti e ricami ed infine, le camicie da notte, di finissimo lino, trinate e smerlate con ricami d oro " affinché arrecassero diletto alla vista"

Storia di Venezia nella vita privata
G. Molmenti

Commenti