MA QUALO HALOWEN! IL MESE NERO E LE FESTE ECCLESIALI A VENEZIA
Paolo Zambon ci ripropone questa riflessione del mai dimenticato Gigio Zanon. Scopriremo quanto gli antichi Veneti fossero attenti al calendario naturale e si propiziassero con dei riti particolari le forze della natura. "Ma quale Halloowen!" I Veneti lo facevano millenni prima.
(Curiosità storiche del compianto Gigio Zanon).
(Curiosità storiche del compianto Gigio Zanon).
"...E qui il discorso si rifà agli antichi, ai tempi in cui la vita era scandita dalle stagioni, dalle fasi lunari, dalle semine e dalle raccolte, molto prima che arrivassero i romani, il che vale a dire circa verso il 230 A. C.
Non esistevano, presso i veneti, luoghi di culto, in quanto essi adoravano la terra e le fonti d’acqua. Infatti il loro dio era la madre Rheitia, dea della terra e della fecondità, e le fonti erano simbolo della sorgente di vita.
I loro riti venivano svolti in grandi spazi e sotto ad un albero di quercia (simbolo di solidità e di forza), o presso una fonte d’acqua. Questi luoghi venivano chiamati “Luci”.
Le feste principali, sempre per quei tempi, erano due: i solstizi d’inverno e d’estate. La festa del solstizio d’estate significava il punto massimo della raccolta del grano, dei cereali, della frutta e il suo significato era di ringraziamento.
Ma il periodo più lungo dei festeggiamenti iniziava con il ringraziamento ai morti (ora coincidente al 1 novembre); continuava con il riposo della terra e il termine di tutti i raccolti (S. Martino); con la festa delle luci e l’inizio del “mese nero” (oggi il 6 dicembre, S. Nicola); il giorno del solstizio d’inverno (oggi al 21 dicembre e poi il 25, Natale); il giorno del riconoscimento del sole (l’attuale 1 gennaio); e il giorno dei fuochi o panvineri (6 gennaio). Quindi proseguivano ai primi di febbraio con la festa delle nuove luci (oggi la candelora); e all’equinozio di primavera con l’inizio delle semine (oggi S.Giuseppe).
Lo stesso sistema usato nella terra, era trasposto anche in mare, o nelle lagune. Poiché anche il pesce, e la pesca, seguono l’andamento delle stagioni. Il periodo in cui la terra inizia il letargo invernale inizia a ottobre, e nello stesso periodo il pesce dalle lagune e dalle coste emigra verso acque più profonde, in quanto nelle acque basse è più accentuato il freddo invernale. Questo periodo di migrazione, che dura fino a fine novembre, è chiamato il periodo della “fraìma”.
Dopo l’avvento del cattolicesimo, tutte queste feste hanno preso un significato religioso. A quei tempi l’anno non iniziava al 1 gennaio, bensì all’ 1 marzo, in quanto - come già detto – tutto era regolato dalla natura, e non dall’uomo.
Ma noi prendiamo solo il periodo dall’attuale 1 novembre.
Si iniziava allora la salatura delle carni o la loro affumicazione per conservarle. Ma questa incombenza era già in atto da alcuni giorni, solo che la festa la si faceva tutti assieme.
Dunque, nella notte tra l’attuale 31 ottobre e il 1 novembre vi era il ringraziamento ai morti della famiglia i quali, secondo le credenze, ogni anno tornavano per farsi pagare il contributo di quello che avevano lasciato: e, dopo che la famiglia aveva mangiato, lasciava del cibo per quelli “che tornavano”. Ma fuori delle porte, mettevano anche delle zucche vuote, segate a mò di faccione, ed illuminate all’interno. Queste avevano il significato di deterrente per i morti "non di casa" e per cacciare gli spiriti maligni!
Oggi è conosciuta come festa di Hallowen! E’ una nostra antichissima tradizione!
Verso la metà di novembre, la natura va del tutto in letargo e finiscono tutti i raccolti, compreso l’ultimo che è delle castagne.
Allora i bambini giravano per le abitazioni altrui con dei campanacci, o altri oggetti che facessero rumore, per chiedere un dono da mettere in disparte per l’inverno. Oggi questa festa è stata cristianizzata col nome di s.Martino….
Al 6 dicembre inizia il “mese nero”, ossia il mese in cui le giornate sono le più brevi. Allora si tenevano dei lumi accesi innanzi alle porte, alle vie principali, ai luoghi, o “Luci” di culto, ecc. Oggi è S.Nicolò (e questa festa è ancora oggi conosciuta in molti paesi e città del Veneto), che nei paesi nordici è Sancta Nicolaus e più brevemente chiamato Santa Claus.
E le giornate si accorciavano sempre più…
Poi al 14 dicembre c’era la festa delle luci in casa, e stava a significare l’unità della famiglia. Si festeggiava con i prodotti della terra.
E le giornate si accorciavano sempre più…(oggi sarebbe la festa di S. Lucia, patrona della vista…).
Al 21 dicembre era la grande festa del solstizio d’inverno, giorno in cui la notte era la più lunga e, ovviamente, il giorno più breve.
Allora venivano accesi dei fuochi nelle radure, nei rami degli alberi, venivano fatte delle feste particolari con cibi e bevande ed alle quali doveva, simbolicamente, partecipare anche il sole.
Questi fuochi dovevano servire al sole per non dimenticarsi di illuminare ancora la terra.
Le feste delle luci continuavano fino alla fine di dicembre e culminavano il 6 gennaio con i grandi ed enormi falò, per cui ancor oggi si fanno previsioni sull’annata secondo lo spirare delle scintille.
Il significato dei falò è quello di indicare al sole – simbolo di vita – la strada per rinascere, per ritornare.
Anche la Candelora coincideva con i primi lavori della terra: venivano accese delle luci il cui significato era quello di indicare al sole la giusta via da percorrere…
Ed arriviamo a marzo, primo mese dell’anno.
Mese in cui si iniziano i lavori di sterramento, di aratura, e, a seconda del tempo e del clima, iniziavano le semine che culminavano all’equinozio di primavera. Oggi è S.Bendetto, ma due giorni prima c’è S. Giuseppe…
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