VENEZIA "RUBALEGNA" E "VANDALA" NEL BELLUNESE?




Si sa che se a scriver la storia di una Nazione sconfitta è chi ha sposato i princìpi dell'Attila che la distrusse, mal che vada di verità ne resta ben poca, specie a livello popolare. E non è che le cose cambino più di tanto, nell'epoca del wi-fi e della connessione veloce, magari si impiega lo smart phone per dar al caccia ai pokemon, invece che leggere note come le mie o (sarebbe molto meglio) qualche pagina di grandi divulgatori storici, come Alvise Zorzi, Frederic C. Lane e tanti altri.


Ad esempio, nel bellunese è convinzione diffusa che Venezia "rubasse la legna" (sic) per usi propri spogliando i boschi. E' provato storicamente il contrario, invece. il bosco del Cansiglio è un testimone eloquente. Regole severe per un taglio che fu sempre selettivo, e dove i boschi erano di proprietà delle comunità locali, la legna veniva venduta dalle stesse, come anche la pece ricavata incidendo la corteccia degli abeti (pez, chiamati appunto così in dialetto perché fornivano la preziosa ambra).

Castello di Zum (Bl) tuttora presente

Altro rimprovero riguarda la demolizione di bellissimi castelli: e questo ha qualche fondamento. Solo che i castelli erano quelli dei feudatari, i quali, fino all'arrivo di San Marco, avevano tiranneggiato il popolo più umile, che vide in Venezia una difesa contro le prepotenze dei signorotti locali.



Comunque, la leggenda nera ha riguardato anche i due castelli del Cadore che compaiono nello stemma araldico della comunità. uniti da una catena. Quello di Pieve del Cadore e quello di Botestagno. Almeno per il primo, la fortezza era presente, sia pure trascurata per mancanza di mezzi, con i suoi cannoni fino al 1797; fu poi demolita dagli austriaci e le pietre riciclate per la costruzione della chiesa locale. Nel 1882 l'esercito italiano "sparecchiò" il resto perla costruzione delle fortificazioni.

Quero Castelnuovo

L'altro castello, il Botestagno, fu messo all'asta dal governo bavarese nel 1808 e venne poi demolito parzialmente per usarne i materiali; nel 1867 il governo austriaco ordinò la demolizione dei resti. Fonte: breve storia del Cadore, di Giovanni Fabbiani edito dalla Magnifica Comunità Del Cadore. 



Del resto la politica fu la stessa, per quanto riguarda le fortezze molte ormai obsolete, in Terraferma. Tutte demolite, basta leggere i Diarii di Marin Sanudo il giovane, dove sono descritte tutte. Gran parte demolite nel secolo successivo, ma nessuno che abiti a Strà o a Cologna Veneta, è lì a lamentarsene. 

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