LA LINGUA VENEZIANA £A LENGUA DE TO MARE ( la lingua di tua madre.)
La veneziana Antonella Todesco ci riporta questo brano del Molmenti, che illustra i modi di dire veneziani nell'intimità della famiglia (£a famegia) 💖 e i modi di dire che hanno radici lontane nella storia. Molti son poi passati nell'entroterra.
La lingua veneziana ci mostra, come attraverso uno spiraglio di luce, l intimità famigliare degli umili a partire dalle dolci parole di tenerezza, che le madri, baciando le testoline bionde sussurravano ai loro bambini chiamandoli: " El mio leon de San Marco", "El mio bombon", "la mia alegreza", " El mio pometo", " El mio ninin" ecc...Carezzevoli anche gli abbondanti diminuitivi di certi nomi, come Nina e Gigeta, Tonin e Piereto; strane certe trasformazioni come "Màlgari" per Margherita, "Zanze" per Angela, "Nene" per Elena e "Tofolo" per Cristoforo. Scrive Carlo Goldoni:"I titoli più usati a Venezia sono "Compare, amigo, fradelo; un anziano lo si chiama "pare" un giovane "fio'; a una fidanzata (morosa), "Vissere mie", "cocola"o "cara colona". Curiosi certi motti popolari che hanno origine da antiche leggende. Un uomo malvagio è chiamato "Attila" e con lo stesso odio, fin dal 1600 ricorre sulle labbra del popolo il nome dei Turchi come nel detto "bezi in scarsela e guera ai turchi", "essere in Candia" significava essere in miseria, "essere tra Marco e Todaro" le due colonne di Piazza San Marco dove si giustiziavano i rei significava trovarsi in guai seri. " Ai tempi di Marco Caco" vuole alludere a tempi molto remoti e la frase, probabilmente, si riferisce Marco Cocano che si segnalò per valore, nel 1214 nella guerra tra Veneziani e Padovani alla Torre delle Bebbe. "Vegnir da Mazorbo" indicava le persone miopi (mezzo orbo), "andar a Muran" significava impermalirsi e "devoto a San Basegio" una persona dal bacio facile mentre "devoto a San Maconio" indicava gli scrocconi...
Da Storia di Venezia nella vita privata di G. Molmenti
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