1922 VENETI NON ROMPETE COI DANNI E MIGRATE IN BRASILE

i migranti di Noé Bortignon

QUANTO riporto è qualcosa di vergognoso e spiega quel risentimento atavico, quella sfiducia  istintiva della nostra gente, verso l'amministrazione centrale romana. In pratica, dopo le mirabolanti promesse fin che avevamo il nemico in casa e l'esercito italiano impegnati a distruggere quanto era rimasto in piedi  dopo i bombardamenti e le battaglie, il ministro per la Ricostruzione Luciani, invita i Veneti a far fagotto, e ad andare in Brasile. in pratica ci disse: Toglietevi dalle palle, soldi non ne abbiamo per la ricostruzione, siete tanto bravi e laboriosi, andate a disboscare le foreste che qua non c'è posto per voi.
Il che avveniva dopo una campagna di stampa, complice il Corriere della Sera, che stigmatizzava le pretese dei Veneti di pretendere continuamente soldi dagli italiani, per ricostruire quello che era andato distrutto. A Treviso, in un drammatico confronto con gli amministratori locali a Treviso, ecco quanto riporta Bruno Pederoda a pag. 268.
"Il governo non ha soldi e per ora non è il caso di parlarne". Sulla disoccupazione, Luciani spende qualche parola in più (e forse di troppo!). Premesso che la piaga infligge l'intero paese, Riserva al Veneto un prezioso suggerimento, tosto ripreso dalla cronaca: "Egli crede che l'unica via per rimediare a tanta iattura sia l'emigrazione".
L'onorevole ministro possiede infatti conoscenze dirette dell'America  e può assicurare che "in Brasile specialmente i Veneti sono ricercati per le loro qualità di uomini laboriosi, calmi, tranquilli, e facili a sottomettersi". 
I presenti allibiscono, i commenti della stampa (locale) sono infocati: "Al posto delle case hanno innalzato delle baracche, nelle quali dormono in una promiscuità bestiale, fanciulli e donne, uomini e ragazze, al posto del risanamento hanno aumentato le tasse... hanno mandato da noi dei vampiri che ci hanno mangiato persino le budella.
Non parliamo dei danni di guerra che secondo le mirabolanti promesse avrebbero dovuto esser liquidati al massimo in un paio d'anni, mentre dopo quattro anni si attende ancora che gli uffici si passino e ripassino le carte nelle quali le domande dei poveri vengono ridotte a una miseria che non viene poi neanche pagata. 
E così da quattro anni si attendono inutilmente quelle poche migliaia di lire che servono a riedificare la casetta, a ridare alla terra gli strumenti di lavoro, i mezzi per poter lavorare e vivere. E per ultimo viene erudito un Ministro che dei problemi della nostra Regione si è erudito attraverso il "Corriere della Sera" il quale ha somma sfacciataggine di dire: Il Veneto ha avuto già abbastanza, il problema della disoccupazione è generalizzato in tutto il paese. Denari per i Veneti non ce ne sono, se essi vogliono vivere emigrino. C'è una via aperta: il Brasile".

Devo aggiungere altro? fortuna che quella su una guerra vinta.. o fu una sfortuna per i Veneti che gli italiani l'avessero vinta? 

Fonte: Tra le macerie e miserie di duna regione sacrificata. di Bruno Pederoda. 
Frasi e dichiarazioni tratte da "Il Gazzettino" e "la Riscossa" dell'ottobre 1922. 





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