IL CAFFE' ARRIVA PER PRIMO A VENEZIA

Antonella Todesco
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Il primo "italiano" che abbia fatto menzione al caffé è Gianfranco Morosini, bailo a Costantinopoli. In una sua relazione del 1585 egli racconta come i Turchi usassero bere "un'acqua negra, bollente quanto possono sofferire, che si cava da una semente che chiaman Kahvé, la quale dicono che ha la virtú di far stare l uomo svegliato". La bacca, torrefatta e ridotta in polvere, è considerata all' inizio un medicinale e nel 1638 si vendeva a Venezia ad un prezzo altissimo ma già nel 1683 la sua infusione cominciava a piacere molto giacché il Senato ordinava ai Savi alla mercanzia di trarne una rendita maggiore.
Nel 1683 fu aperta una bottega da caffé sotto le Procuratie Nuove e ben presto se ne videro altre nelle varie contrade della città. Nel XVIII secolo erano quasi tutti caffé i negozi di Piazza San Marco. La botega del caffé era diventata come la casa della gente di ogni classe e di ogni età. Le stanze erano basse, modeste e disadorne, senza vetri, e mal rischiarate ma dentro la folla multicolore vi portava un soffio di eleganza. Si divideva in gruppetti rumorosi tra i quali imperversava il pettegolezzo, mentre in certi camerini appartati, si agitava il fervore di giochi rischiosi. Nel 1750 il commediografo Carlo Goldoni scrisse e rappresentò la famosa commedia "La bottega del caffé"; si comprende quindi l' importanza sociale che suddette botteghe rivestivano per la città.

In foto una tazzina da caffé del XVIII sec con motivo detto " a cineseria"

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