OGGETTI "STATUS SYMBOL TRA IL '400 E IL '600
Le ARTI minori tra il 1400 ed il 1600.
Mobili e strumenti musicali, assieme ai libri, elevati a “status symbol”: per un secolo fecero crescere i consumi ed il benessere delle popolazioni di terra e di mare.
Chi lavorava il legno era chiamato marangòn, a cui di solito
seguiva la specializzazione:
marangoni: termine generico con cui venivano indicati i falegnami,
da noghera: mobilieri
da soaze: falegnami intagliatori di cornici
da rimessi: impiallacciatori
da squéri: costruttori di imbarcazioni (gli squerariòli da
grosso, imbarcazioni di medio e grande tonnellaggio, squerariòli da sotìl,
gondole, sàndoli, mascarete e tutte quelle imbarcazioni a fondo piatto di
piccola stazza)
asadori: specializzato nell’uso delle pialle e delle asce da
piallo (ase o dalaore)
botéri: specialisti nel costruire le botti
reméri: specializzato nella fabbricazione dei remi
segàdori o segantini: specializzati nello squadrare un
tronco e segarne la varie partiin assi o tavole
alborante: carpentiere che fabbricava gli alberi delle navi
Laboratorio dei marangòni |
La “mariègola”, regolamento
interno che ogni corporazione si dava,
era caratterizzata da norme precise (tecniche, morali, etiche), oltre ad essere soggetta
allo stretto controllo della magistratura della Giustizia Vecchia,
serviva a garantire la trasmissione dei
saperi e a tutelarsi da concorrenza sleale sia interna alla Serenissima che da
quella dei foresti.
Il mobile
rappresentava uno di quei settori a metà strada tra la produzione di largo
consumo e quella di carattere artistico.
Replica di un comò veneziano della metà del XVI° secolo. Mobile in legno finemente scolpito, laccato, dorato e dipinto a mano con motivi floreali |
Agli inizi del XV° secolo il mobile, per quanto avesse superato la stretta funzione domestica e
fosse stato eletto ad elemento estetico e decorativo dell'abitazione, non ci ha
fatto arrivare informazioni dettagliate sulla sua produzione, sulle strategie e
sulle sue caratteristiche del mestiere. Le politiche del governo facilitavano
l’insediamento di botteghe artigiane di marangoni, intajadori e maestri di
tarsia all'interno dello spazio urbano veneziano, ed era il segnale di un
mercato largamente in espansione in cui i modelli artistici rinascimentali non
mancavano neppure di lasciare delle tracce evidenti nella preparazione di
armadi, sedie, tavole e panche.
Fino a 40/50 anni qualche vecchio antiquario
sapeva riconoscere la provenienza del mobile dai dettagli costruttivi. Come per
esempio, il lasco lasciato negli incastri a coda di rondine sul fondo dei
cassetti o sulle schiene degli armaroni
indicavano la zona di provenienza sia del marangòn
sia del mobile stesso.
I millimetri di vuoto servivano per evitare la loro
deformazione, causata dagli elevati tassi di umidità dell’ambiente, allora non
c’erano gli attuali sistemi di condizionamento/riscaldamento degli ambienti o
di costruzione delle abitazioni.
Rimanendo nel settore della lavorazione del legno, senz’altro
i costruttori di strumenti musicali rappresentarono
per Venezia un indubbio punto di forza del commercio. Come per le altre città
d'arte italiane erano il valore aggiunto nelle esportazioni dei beni di lusso.
Suonatrice di liuto - Caravaggio
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Replica di liuto rinascimentale |
Liuti, strumenti a fiato, cembali e così via
assicuravano in effetti ai loro fabbricanti un elevato reddito, sia per una
domanda che manteneva sostenuti i prezzi di mercato, sia per gli alti costi di
produzione dati dalla materia prima impiegata (legno cadorino) e dal rapporto
tra ore di lavoro e preparazione/messa a punto dello strumento musicale.
I liutai assieme ai costruttori di strumenti a fiato
e ai cembalari appartenevano alla corporazione dei merciai. Al pari di molte
altre professioni, la Repubblica continuava ad attirare maestri artigiani dalle
altre regioni: come ad esempio i famosi liutai di Füssen, (nell’attuale Baviera nel
distretto della Svevia, presso il confine con l'Austria), per la crisi che colpì
l’area nel corso del XVI° secolo per la diminuzione del traffico commerciale
lungo il passo di Resia.
La domanda sociale di questi ed altri strumenti
doveva essere infatti in grande espansione, parallelamente alla presenza dei
numerosi strumentalisti e musicisti che approdavano in laguna. Ogni casa patrizia
possedeva un clavicembalo, un cembalo, un liuto, anche se nessuno della
famiglia sapeva suonarlo.
Cembalo italiano
fine XVI° secolo
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Gli storici della musica forniscono al riguardo due argomentazioni tanto convincenti quanto appassionanti.
La prima è data dall'emancipazione della musica
strumentale da quella vocale da imprimere un'accelerazione alla produzione degli
strumenti musicali.
La seconda era connessa alla larga diffusione delle
partiture musicali, grazie alla rivoluzione creata dalla stampa. Non a caso il
primo libro di musica, Harmonicae Musices Odhecaton, di Ottaviano
Petrucci) venne stampato a Venezia nel 1501, testimonianza della nuova
evoluzione culturale.
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