I RITI DELLA SEMINA DEI PADRI VENETI
Di Luigi Pellini
ex voto a Lagole, santuario naturale dei Veneti |
Un passo di Eliano informa che due autori greci del IV a.C. parlano degli usi e costumi delle genti venete. Sono in due scrittori :Teopompo e Licio di Reggio.
-Teopompo dice che i veneti che abitano attorno all’Adriatico, quand’è la stagione dell’aratura e della semina, mandano doni ai corvi; e i doni consisterebbero in alcune focacce e in pani ben preparati in modo grazioso. L’esposizione di questi doni intende addolcire i corvi e stipulare con loro un patto, di modo che essi non dissotterrino e non portino via il frutto di Demetra disseminato per terra.
Anche Licio di Reggio è d’accordo su questo punto , ed aggiunge a ciò che (…lacuna nel testo greco, in cui si parlava di altri doni ai corvi), e cinghie di cuoio color porpora e quindi quelli che avevano esposto queste cose si allontanano.
Disco che chiudeva una situla con la Dea Reitia accompagnata da un lupo sul davanti (indica la forza vitale e la fertilità) e da un corvo alle spalle, che rappresenta l'aldilà |
E gli stormi dei corvi rimangono fuori dai cippi di confine. Degli animali ambasciatori richiamano i corvi, e venendo a schiere i Veneti vedono se i doni sono graditi e sanno se l’accordo sancito con questi uccelli è valido , ma se viceversa i doni non sono aprezzati e vengono trascurati , gli indigeni sanno che la carestia li colpirà per il disdegno dei corvi
dato che gli uccelli dopo il digiuno verso le offerte, assaltano i campi senza pietà e con ira, scavando e cercando i semi interrati.
dato che gli uccelli dopo il digiuno verso le offerte, assaltano i campi senza pietà e con ira, scavando e cercando i semi interrati.
I veneti riservavano onori particolari ai corvi come il mondo greco che però riteneva benefica e non potenzialmente nociva la loro presenza come nel caso dei veneti.
Per i veneti i corvi rappresentavano gli spiriti dei morti; la fertilità , presso molti popoli, era connessa con la buona disposizione dei spiriti dei morti.
Le anime dei defunti erano rappresentate come uccelli le Arpie , le Striges italiche (uccelli notturni magici). Nel mondo Paleoveneto nelle steli funerarie compaiono volatili a Padova e nella stele di Camin.
Le anime dei defunti erano rappresentate come uccelli le Arpie , le Striges italiche (uccelli notturni magici). Nel mondo Paleoveneto nelle steli funerarie compaiono volatili a Padova e nella stele di Camin.
Il problema si pone anche per le “feriae sementivae” feste romane e venete che analizzate assieme ci delucidano ulteriormente.
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