28 XBRO 1568 (OVVERO LA VALLE AGORDINA NON VIVEVA DI SUSSISTENZA)
Post di Elio Costantini
Si decreta che tutto l'argento ricavato dalle Miniere di Agordo (o di Valle Imperina) sia trasferito alla Zecca di Venezia. Note, forse, fino dal Millecento, le miniere fornivano calcopirite, galena argentifera e blenda; furono illustrate dal cronista Marin Sanudo e attorno ad esse si costituirono i paesi di Zermich e Montes. (di Gigio Zanon)
Il Centro Minerario della Val Imperina si è occupato per secoli dell’estrazione principalmente di rame, ed in piccola quantità di argento (mentre i minerali ferrosi estratti assieme al rame costituivano un prodotto di scarto, ancora visibile in tutta la parte del fondovalle del Centro Minerario) ed ha raggiunto il suo apice tra il XVII ed il XVIII Secolo sotto la dominazione della Serenissima e la gestione della Famiglia Crotta di Lecco; l’acquisto delle miniere della Valle Imperina fu attuato dal capostipite della famiglia, Francesco Crotta, nel 1615, il quale si avvantaggiò di rapporti privilegiati con la repubblica veneziana; grazie ai suoi contatti a Venezia, Francesco riuscì a vincere la battaglia per il monopolio del legname dell’Agordino, utilizzato al tempo per la produzione del carbone di legna per alimentare i forni fusori, ottenendone l’esclusività; il metodo di fabbricazione del carbone con il pojàt era infatti non molto vantaggioso in termini di quantità di prodotto ottenuto, ed il legname dei boschi dell’Agordino fu completamente esaurito per ben due volte nella storia mineraria della zona. Grazie alle sue conoscenze in seno alla Repubblica di Venezia, Francesco vinse il contenzioso con altri possessori delle miniere in Agordino (celebre quello con il proprietario della miniera di Col in Val di San Lucano) e sentenziò in breve tempo la chiusura di buona parte dei 10 forni fusori della zona. La fortuna di Francesco rispetto a quella dei suoi predecessori fu sancita, oltre che dal gradimento della sua persona in ambiente politico, anche da un’importante contingenza storica: l’arrivo in valle della polvere da sparo, mezzo che permetteva di risparmiare i tempi biblici dello scavo a mano. In questo periodo, le Miniere di Val Imperina erano talmente fruttuose da saturare il 50% il fabbisogno di rame di Venezia, diventando uno dei bacini minerari più importanti d’Europa.
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Si decreta che tutto l'argento ricavato dalle Miniere di Agordo (o di Valle Imperina) sia trasferito alla Zecca di Venezia. Note, forse, fino dal Millecento, le miniere fornivano calcopirite, galena argentifera e blenda; furono illustrate dal cronista Marin Sanudo e attorno ad esse si costituirono i paesi di Zermich e Montes. (di Gigio Zanon)
Il Centro Minerario della Val Imperina si è occupato per secoli dell’estrazione principalmente di rame, ed in piccola quantità di argento (mentre i minerali ferrosi estratti assieme al rame costituivano un prodotto di scarto, ancora visibile in tutta la parte del fondovalle del Centro Minerario) ed ha raggiunto il suo apice tra il XVII ed il XVIII Secolo sotto la dominazione della Serenissima e la gestione della Famiglia Crotta di Lecco; l’acquisto delle miniere della Valle Imperina fu attuato dal capostipite della famiglia, Francesco Crotta, nel 1615, il quale si avvantaggiò di rapporti privilegiati con la repubblica veneziana; grazie ai suoi contatti a Venezia, Francesco riuscì a vincere la battaglia per il monopolio del legname dell’Agordino, utilizzato al tempo per la produzione del carbone di legna per alimentare i forni fusori, ottenendone l’esclusività; il metodo di fabbricazione del carbone con il pojàt era infatti non molto vantaggioso in termini di quantità di prodotto ottenuto, ed il legname dei boschi dell’Agordino fu completamente esaurito per ben due volte nella storia mineraria della zona. Grazie alle sue conoscenze in seno alla Repubblica di Venezia, Francesco vinse il contenzioso con altri possessori delle miniere in Agordino (celebre quello con il proprietario della miniera di Col in Val di San Lucano) e sentenziò in breve tempo la chiusura di buona parte dei 10 forni fusori della zona. La fortuna di Francesco rispetto a quella dei suoi predecessori fu sancita, oltre che dal gradimento della sua persona in ambiente politico, anche da un’importante contingenza storica: l’arrivo in valle della polvere da sparo, mezzo che permetteva di risparmiare i tempi biblici dello scavo a mano. In questo periodo, le Miniere di Val Imperina erano talmente fruttuose da saturare il 50% il fabbisogno di rame di Venezia, diventando uno dei bacini minerari più importanti d’Europa.
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