Girolamo Segato, il bellunese Pietrificatore dei Morti.




Girolamo Segato, il Pietrificatore


Fu uno dei naturalisti più controversi del XIX° secolo, cartografo, naturalista, egittologo e sperimentatore tipico del periodo illuministico, vale a dire un curioso ed amante della scienza.
Per inquadrare la complessità della personalità del personaggio,  questo è l’epitaffio sulla sua tomba: “Qui si trova il decaduto Girolamo Segato di Belluno, che potrebbe essere stato totalmente pietrificato se l’arte non fosse morta con lui ...”.


Casualmente, leggendo l'almanacco dei personaggi famosi dai natali veneti, mi sono imbattuto in questo personaggio dalla personalità un po' particolare , sconosciuto forse anche agli stessi bellunesi.

Sospirolo (BL) 13 giugno 1792 – Firenze 3 febbraio 1836 

Nacque da Benedetto e Giustina Lante nell'ex Certosa di S. Marco a Vedana (presso San Gottardo di Sospirolo-BL), dove la famiglia conduceva un'azienda agricola per conto dei patrizi Erizzo. Da bambino si dimostrò poco socievole e riflessivo, ma comunque vivace ed esuberante: passò l'infanzia a diretto contatto con la natura e apprese i primi rudimenti di scienze dal parroco di Sospirolo, don Antonio Bagini. Passò poi un breve periodo come contabile a Treviso, per poi ritornare agli studi nel liceo di Belluno, dove ebbe come insegnante Tomaso Antonio Catullo. 


Dal 1818 partecipò a diverse spedizioni archeologiche in Egitto, divenendo quindi anche egittologo, esperto nelle tecniche di mummificazione.
Si fece calare anche in un pozzo dentro la grande piramide a gradoni di Saqqara e ne riuscì dopo tre giorni. Come tipico dei viaggiatori dell'epoca, lasciò il suo nome graffito sui monumenti che visitò: un esempio è sul tempio di Dendur, oggi al Metropolitan Museum di New York. Gran parte del materiale derivante dagli studi intrapresi durante questi viaggi fu perduta. 


Al suo ritorno in Italia dall'Egitto, nel 1823, si stabilì a Firenze.
Qui decise di approfondire i suoi studi di egittologia, concentrandosi sulle tecniche di imbalsamazione.

In quegli anni mise a punto una particolare tecnica, in parte simile alla mummificazione, ma assolutamente unica: consisteva in una mineralizzazione, impropriamente chiamata pietrificazione.
La particolarità di questo processo consisteva nella conservazione dei colori originali dei tessuti trattati, i quali mantenevano anche la loro consistenza ed elasticità. Segato applicherà questa sua tecnica a decine di reperti di anatomia umana e verrà per questo motivo soprannominato Il Pietrificatore.
Ancora oggi presso l'Università degli studi di Firenze si possono trovare reperti pietrificati perfettamente conservati, come pure presso la Reggia di Caserta: il piano del tavolo esposto nella Sala dell’Estate, negli Appartamenti Storici della Reggia è anch'esso realizzato con la stessa tecnica.
Ostacolato dalla società del suo tempo, si sparse la diceria che avesse appreso le sue conoscenze dalla magia egiziana.
Fu difeso da papa Gregorio XVI, suo concittadino, anche se la sua attività di trasformare in pietra i corpi non venne accettata dalle autorità ecclesiastiche.
Segato applicherà questa sua tecnica a decine di preparati, soprattutto parti di anatomia umana. Ancora oggi reperti “pietrificati” sono perfettamente conservati presso l'Università degli studi di Firenze. La particolarità di questo processo ideato da Segato, consiste nella conservazione dei colori originali e della consistenza degli elementi trattati. Ed è proprio questa la tecnica che utilizza per realizzare il piano del tavolo esposto, nella sala dell’Estate, negli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta. 

Prima di morire fu spinto a distruggere tutti i suoi appunti dopo che il Granduca di Toscana, al quale aveva offerto un tavolo di carne pietrificata a testimonianza del suo lavoro, si era rifiutato di finanziare le sue ricerche.
Si portò quindi nella tomba il segreto della tecnica da lui messa a punto, la quale, nonostante i numerosi studi e tentativi d’imitazione, resta tutt'oggi misteriosa.
La leggenda vuole che, in punto di morte, stesse per rivelare il suo segreto all'amico Pellegrini (soprannominato Pellegro), ma la morte lo colse anzitempo a soli 44 anni. Dei suoi studi non ci rimangono che i campioni/reperti da lui pietrificati.
Il reperto anatomico più importante è il capo di una giovane donna. 

In una lettera di Domenico Pellegrini possiamo leggere: “La testa apparteneva ad una povera donna di 25 anni che dopo aver sofferto di tubercolosi [...] morì dopo 18 giorni di agonia. La testa è stata sottoposta alla procedura, in modo che possa rimanere nella stessa condizione di quando è stata ottenuta da Segato.”.
Collegamenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Girolamo_Segato


Foto Repertiesempi di reperti anatomici ancora conservati tra cui una testa di donna

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