IL PRIMO TIPOGRAFO ERA FELTRINO O TEDESCO?
LA STAMPA NACQUE A FELTRE O A MAGONZA?
Chi fu il primo tipografo in Europa? Dove si aprirono le botteghe dell'Arte della Stampa?
L’uso dei caratteri
mobili venne ideato nel 1041 dai cinesi. Gli ideogrammi dell’alfabeto venivano scolpiti su blocchi di creta che,
una volta asciugati, venivano incollati ad un supporto, inchiostrati e
premuti contro un foglio. I caratteri
mobili potevano essere smontati e rimontati secondo le esigenze, però non potevano essere utilizzati a
lungo perché si rompevano essendo
fatti di creta.
Dal 1298, grazie all’idea
di un ufficiale dell’esercito imperiale, i fragili caratteri d’argilla furono sostituiti con quelli più duraturi di legno intagliato.
Solo nel 1377 in
Corea furono inventati i primi
caratteri mobili in metallo.
Ci sono diverse
versioni e opinioni, ancora non chiarite
completamente, sulla paternità del nuovo sistema di stampa nell’Europa di allora.
La prima, molto intrigante per la storia veneziana e senz’altro la
meno conosciuta ai più, vede il feltrino Pànfilo Castaldi, dotto insegnante, poeta e medico, nato a
Feltre nel 1430 come primo stampatore. (data non certa visto che molti documenti lo indicano nato nello stesso anno del
Gutenberg, cioè il 1398). Morirà in Dalmazia, a
Zara, nel 1487 quando avrebbe avuto 57 anni.
Statua di Pànfilo Castaldi eretta a Feltre |
Secondo la
tradizione, fu proprio nel 1461 che Castaldi stampò due rari foglietti, Il responsorio
di Sant’Antonio di Padova e l’Orazione alla Santa Sindone, quindi i cronisti dell’epoca affermerebbero che “l’invenzione sull’uso” dei caratteri mobili in Italia sia stata fatta 16 anni prima che venisse
“importata” dalla Germania.
Una lunga diatriba, tra
sostenitori del Castaldi (Feltre
) e quelli del Gutenberg (Magonza), forse molto poco approfondita, fa comunque emergere che il
feltrino Castaldi usasse un “torchio” già dal 1456 per stampare con i
caratteri mobili nella sua prima bottega
a Capodistria, cioè un anno prima "dell'invenzione" di Johann
Gensfleish, conosciuto poi col nome
di Gutenberg.
Nel 1471 in società con Filippo da Lavagna, dirige una tipografia a Milano dopo aver ottenuto dal Duca Galeazzo Maria
Sforza, la patente per stampare libri in esclusiva per il Ducato. A quei tempi Pànfilo Castaldi è
già un tipografo di un certo successo avendo al suo attivo la tiratura di ben 300 copie delle Epistole di Cicerone , pubblicate proprio nel 1471.
Gutenberg con Peter
Schöffer (al centro con il grembiule) e con Johann Fust (al terchio) |
La seconda, quella che troviamo nei libri di storia, vede Gutenberg con Johann Fust e Peter
Schöffer a Magonza ad inventare
il sistema di stampa dando alla luce nel 1457 il loro primo libro Codex Psalmorum.
La terza vede Gutenberg arrivare
a Feltre per apprendere dal
Castaldi l’italiano (o meglio il veneziano)
e si fa chiamare Giovanni
Fausto Comesburgo, il quale, una volta ritornato nella sua
Magonza, certamente sviluppò e
migliorò il sistema di stampa inumidendo i fogli per una migliore qualità
nell’impressione dei caratteri, contemporaneamente si attribuì il titolo di primo
inventore.
Perché le origini sono veneziane
Dal 1461 operava già in Venezia il francese Nicolas
Jenson, orafo ed incisore, al quale la
tradizione attribuisce la realizzazione per fusione dei primi caratteri mobili
metallici.
Dello stesso anno si
hanno pubblicazioni a carattere liturgico per mano di un sacerdote
italiano Clemente Padovano o da Padova.
Pagina tratta dal libro "Laertii Diogenis Vitae et sententiae eorum qui in philosophia probati fuerent" stampato nel 1475 da Nicholas Jenson |
Nel 1462, dopo la presa di Magonza da parte di Adolfo di Nassau, gli operai tipografi, ritenendosi liberi dal giuramento fatto a Gutenberg, si dispersero, scendendo fino alla laguna veneta, per fondare nuove stamperie, tanto che nella stessa Germania non ci sono tipografie fino al 1466.
Settembre 1469, il Senato Veneto concede con decreto per cinque anni al maestro Giovanni da Spira l’esclusiva di esercitare l’arte della stampa
in Venezia e dintorni.
Giovanni Spira nel
1468 afferma di sé che “Primus in
Adriaca formis impressit aenis Urbe libros…” (oggi
diremmo bufala a fini commerciali).
Comunque c’è una
strabiliante coincidenza tra i documenti veneziani (con le pubblicazioni del 1457 – 1458 e le citazioni di Marc’Antonio Coccio, detto Sabèllico, come scrive nella sua pubblicazione Storia Veneta, realizzata per ordine del Senato e pubblicata nel 1486, parlando di Pasquale Malipiero, doge di Venezia dal 30 ottobre 1457 al 5 maggio 1462, anno in cui morì)
e il primo libro stampato con caratteri mobili in Germania dalla
società fondata da Gutenberg, Fust e
Schöffer nel 1457.
Non va dimenticato che a Venezia trovò spazio un
altro grande innovatore del libro, Aldo Pio
Manuzio (1450-1515), nato in un piccolo
borgo della campagna laziale, fu umanista
per formazione, grammatico per vocazione, editore per missione. Approda in laguna nell’ultimo decennio del Quattrocento quando la città è al suo massimo splendore: è la città del Gentile Bellini e del fratello Giovanni, come del suo allievo Tiziano Vecellio e
del giovane Giorgione; il suo spirito imprenditoriale trova la miglior risposta da una città
in cui i fondi sconfinati della Libreria Marciana alimentano una cultura
umanistica tra le più avanzate d’Europa.
Logo di Aldo Manuzio |
Aldo Manuzio nel
1495 dà alle stampe il suo primo libro e nel giro di una decina d’anni
trasforma creando in maniera irrevocabile la storia dell’editoria. Nel 1501 inventa il carattere corsivo, l’Italic, contrapposto alle
scritture gotiche del Nord-Europa. Sempre
nello stesso anno Aldo Manuzio inizia
a pubblicare una serie di
classici (latini, greci e volgari) nel
formato in ottavo: un formato piccolo fino ad allora usato solo per i
libri di preghiera.
Hypnoerotomachia Poliphili il romanzo allegorico pubblicato da Manuzio nel 1499 |
Pubblica
nel 1499 l’Hypnoerotomachia
Poliphili (un romanzo allegorico il cui titolo potrebbe essere tradotto liberamente in: L’amoroso
combattimento onirico di Polifilo), che
sotto il profilo editoriale viene considerato ancor oggi, il più bel libro dato alle stampe nel
Quattrocento. È un libro
misteriosissimo: si ignora chi ne sia l’autore, si ignora chi abbia disegnato e inciso le centosettanta xilografie
che lo decorano.
Quindi il libro, per come lo conosciamo oggi (dalla stampa alla confezione fino alla sua commercializzazione/distribuzione),
nasce a Venezia, tra i torchi di Aldo Manuzio.
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