IL SUD E GLI SPRECHI CENTENARI

Ferdinando IV di Borbone
Vi allego questi dati interessanti sul problema Sud. Se fosse uno stato indipendente, nel giro di 5 anni scarsi, sarebbe automaticamente in defaut, avendo un disavanzo annuo del 20% rispetto al prodotto interno lordo che produce. 
Altra cosa importante: non mancano i capitali, si continuano a riversare montagne di soldi, ricavati (spremuti) dalle regioni “virtuose”, quindi invocare casse del Mezzogiorno e maggiori investimenti, serve solo a dare altra carne ai pescecani che dal 1860 hanno preso il potere in Meridione. 
Un’ottima lettura per capire il Sud e l’origine dei suoi mali, anche per me è stato “il Gattopardo” di Tommasi di Lampedusa: la classe nobiliare, alla vigilia dello sbarco di Marsala, si è fatta da parte. O meglio ha tentato di riciclarsi facendo posto ai “capibastone” che fin dai tempi antichi, erano addetti al controllo dei contadini. 
Questi fattori-controllori erano una classe incolta e rapace, capace di tutto pur di mantenersi in sella, anche di fondare il sistema Mafia. La classe dirigente ex borbonica è stata complice di questo mutamento, non capendo che i loro capi bastone (un buon ritratto della grettezza di questi ex contadini mafiosi lo trovate nella novella del Verga “la roba”) concependo, dicevo, che questi li avrebbero in breve scalzati completamente dal potere. Loro garantivano ai piemontesi il controllo del territorio, i nobili borbonici non erano più in grado di farlo. 
“Per li rami” l’alleanza stato italiano mafia è arrivata fino ai giorni nostri.

Dati tratti da: Relazione Generale sulla situazione economica del Paese, 2008, voll II e III
Citati nell’articolo di Alessandro Penati su Repubblica di giovedì 27 agosto 2009 di cui riporto una parte:

Al Sud si trasferiscono risorse finanziarie ingenti: 80 miliardi (3.800 euro pro capite) nell’ultimo anno per cui i dati sono disponibili. Se il sud fosse una nazione, avrebbe un disavanzo della bilancia dei pagamenti pari al 22% del suo Pil. In altre parole il sud consuma ed investe un quarto in più del reddito che produce, e può farlo grazie ai finanziamenti del “resto del mondo” (leggi Nord, nota del r.)Non ricordo paese, per quanto arretrato od in rapido sviluppo, che abbia sostenuto nel tempo un disavanzo di tali dimensioni. 
Questo disavanzo è la controparte di investimenti fissi, crediti, acquisti di immobili o partecipazioni nel meridione, provenienti dal resto d’Italia. Il primo mito da sfatare è dunque la carenza di capitali: Enti per lo Sviluppo, nuove Casse del Mezzogiorno, Banche del Sud sono, nella migliore delle ipotesi, inutili. 
Il problema è che questi capitali finanziano un settore pubblico eternamente affamato e investimenti inefficienti. La Pubblica Amministrazione assorbe il 31% del Pil meridionale (contro il 14 % della Lombardia). La sproporzione non è nel numero eccessivo di persone che lavora nella pubblica amministrazione (istruzione, sanità, servizi sociali) rispetto alla popolazione (9% contro 8% al Nord), ma nella percentuale di lavoratori dipendenti nel settore pubblico: 38% al Sud contro il 24% della Lombardia)… 
…c’è un altro mito da sfatare: la carenza di investimenti nel Sud. E’ vero il contrario: rappresentano il 23% del Pil locale rispetto al 21% della Lombardia. Il problema è che sono inefficienti (leggi sprechi immensi, ruberie enormi, nota del r.). La prova: dopo decenni di massicci afflussi di capitale e di incentivi, la produttività del sud rimane inferiore del 22% a quella lombarda. Che siano infrastrutture pubbliche, o incentivi agli investimenti dei privati, riproporre le solite politiche di sviluppo sarebbe uno spreco…

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