I VENETI, DALLE ORIGINI ALL'ETA' ROMANA

Leonardo Bruce Talma   ci ha segnalato questo articolo veramente interessante, che spiega le radici della diversità italiane, che perdura oggi, come 2000 anni fa. L'idea utopica e scellerata di "fondere" in un unico popolo quello che aveva reso così speciale e unica la penisola, ha portato ai disastri che sappiamo.  Date una scorsa, ne vale la pena, un occhio speciale per gli antichi Veneti, stirpe indo europea che arrivò nel Veneto, e in altre parti d'Europa, intorno al 1200 a.C. secondo tanti studiosi europei. 


Nel corso del primo millennio a. C., quando l’età del Ferro subentrò all’età del Bronzo, si svilupparono in varie regioni d’Italia alcune civiltà, come la greco-italica, etrusca e romana, con caratteri ben distinti fra loro e dalle altre culture mediterranee.


Nella nostra regione prese forma la “civiltà paleoveneta”, che ebbe nelle vicine città di Ateste e Padova le principali sedi e i centri d’irradiazione che comprendeva il territorio delimitato a occidente dal Mincio, il Garda e la valle dell’Adige, a oriente dal Tagliamento e dall’Isonzo. Verso nord la civiltà paleoveneta si diffuse lungo le grandi direttrici dei fiumi Adige, Brenta e Piave, sino alle Prealpi bellunesi e trentine.

Sul significato del termine “veneto” non vi è grande concordanza fra gli storici e studiosi di lingue. Alcuni autori attribuiscono al termine “veneti” il significato di “ persone nobili arrivate da fuori (cioè stranieri), in rapporto di amicizia, oppure stimabili – grandi – amanti della stirpe – appartenenti alla stirpe”. Per G. Devoto il termine wenet “ s’identifica con il significato di conquistatori – organizzatori – realizzatori” e che “dovunque si trova attestata la parola Veneti, ivi si sono affermati rappresentanti di una organizzazione linguistica indoeuropea, meritevole di essere definita e riconosciuta in confronto delle altre come quella sostanzialmente di vittoriosi”.
Tutti gli antichi autori concordano nel ritenere che questo popolo sia giunto in questo territorio dall’Asia Minore, precisamente dalla Paflagonia.

“Venetos troiana stirpe ortos auctor est Cato”, così Plinio definisce gli abitanti della X Regio, allineandosi alla più comune tradizione di una loro provenienza dall’Oriente.
Infatti, nel secondo libro dell’Iliade, Omero racconta che i veneti provenivano dalla Paflagonia e che erano presenti a Troia, dove combatterono con il loro re, Pilimene. Finita la guerra, non potendo tornare in Paflagonia, da dove erano stati cacciati e dove c’era una pestilenza, cercarono una nuova guida e una nuova patria.

A questo punto interviene un altro grande autore antico, Tito Livio, il quale nel primo libro delle sue “Storie”, parlando dei Veneti, scrive che giunsero “nell’intimo seno del mare Adriatico”, probabilmente l’insenatura sulla quale si apre Venezia, dove la terra veneta si affaccia al mare. Livio sostiene che i Veneti occuparono quella terra, dopo aver cacciato gli Euganei (Euganeis pulsis) che abitavano sin dall’età del Neolitico sui colli Euganei e nella regione compresa fra il mare Adriati. Secondo gli storici romani, quindi, gli Euganei dopo essere stati cacciati dai Veneti dalla valle Padana, trovarono rifugio nelle Alpi centrali, altri invece si fusero con essi. Appartengono alla stessa stirpe degli Euganei, affine a quella dei Liguri Ingauni, i Trumplini, i Camuni e gli Stoeni, nomi etnici che oltre ad essere attestati da altre fonti sopravvivono nei toponimi quali val Trompia, val Camonica e Stènico (Trento).
Sostanzialmente d’accordo con Livio è il racconto di Virgilio, anche se in un contesto ancora più mitologico. Venere, rivolgendosi a Giove, contrappose al periglioso vagare di Enea la sorte felice di Antenore che, penetrato nell’insenatura dell’Adriatico vi fonda Padova e vi gode in pace il suo regno.

Gli studiosi moderni concordano invece nel definire i Veneti come una popolazione immigrata parlante lingua indoeuropea sovrappostasi a una precedente da ritenersi preindoeuropea, che fanno coincidere, come già detto, con gli Euganei. Si può pensare a un nucleo di colonizzatori e non a una migrazione massiccia, di guerrieri bene armati, detentori di una certa ricchezza e cultura, capaci di navigare e di commerciare che s’imposero con la forza vincendo le popolazioni indigene. E’ pertanto accettata la data indicata dagli scrittori antichi alla fine del XIII - inizi XII secoli a. C. quando, caduta la potenza marittima micenea nel Mediterraneo che causò ripercussioni nel mondo balcanico-danubiano, i Paleoveneti lasciarono le terre d’origine e si sparsero per quasi tutta l’Europa occidentale, occupando vaste zone di territorio dalle foci della Vistola fino alla Bretagna.

L’insediamento principale fu naturalmente quello del Veneto, regione che, dopo più di 3000 anni, ancora porta questo nome, il quale non è stato costituito da un’improvvisa colonizzazione, ma deriva da una plurisecolare formazione del gruppo, che affonda le origini nella stessa indoeuropeizzazione dell’area nord-orientale dell’Italia. Tale venetizzazione è intervenuta mantenendo i contatti con le altre aree venete europee e probabilmente anche con la Paflagonia. Non a caso la leggenda porta Antenore ad approdare ai lidi alti adriatici, alla fine di un viaggio che ricalca le vie che, con ogni probabilità già da qualche tempo, erano percorse dai mercanti che collegavano le isole micenee con l’Europa settentrionale. Quindi l’origine antenorea dell’area veneta può essere vista sotto l’aspetto di una riunione delle due famiglie, alla quale l’elemento paflagone ha portato nuovi stimoli ed ha avviato un processo di caratterizzazione culturale che spesso mostra una vena orientalizzante.

I Veneti antichi, dunque, quasi certamente organizzati in tribù, dopo lunghe peregrinazioni attraverso l’Europa centrale e settentrionale, fermarono i loro passi nella pianura Padana orientale, tra il Tagliamento e l’Adige. Qui, dal 1200 a. C. fino all’avvento di Roma, generazione dopo generazione vissero per un intero millennio quella che possiamo definire la loro “storia”.
Mille anni di storia che, per informazioni certe derivanti dal complesso dei ritrovamenti provenienti dallo scavo dei sepolcreti, si possono riconoscere e distinguere in quattro grandi periodi, indicati dagli storici con il nome di Ateste e con il numero d’ordine successivo.

Il periodo più antico è quello denominato I° periodo Atestino, che ha inizio verso il 1200 a.C. ed è caratterizzato dalla fase finale della indoeuropeizzazione del territorio ed all’espansione dei campi di urne, in piena età del Bronzo sino al periodo di passaggio Bronzo-Ferro. Le tombe riferite a questa prima epoca sono caratterizzate da una semplice buca, circondate da terra di rogo.
La storia dei Veneti antichi si conclude nei primi decenni del 2° secolo a.C. quando, in maniera assai rapida, i Romani estesero il loro dominio sulle terre venete, risalendo da Rimini ad Adria, oltre il Po e poi via via fino al Friuli.co e le Alpi orientali. Fu un nuovo popolo che cominciò qui la sua vita.

Tratto da "Arcole terra atestina. Dalle origini all'età romana" di Claudio Soprana, Arcole (2013)

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