IL SINDACO DI PADOVA CHE FU PEGGIO DI NAPOLEONE: LO STORIONE

Una mostra, tempo fa, dedicata a un ristorante monumento del liberty, sacrificato, assieme al medioevale quartiere Conciapelli, per far posto alla "modernità". Modernità intesa dal sindaco Crescente, un Attila che ebbe pure l'onore di un busto di bronzo in Comune, come cesura dal passato, che essendo 'passato' era da archiviare, come cosa da dimenticare. Forse nell'ambiente da sempre 'progressista' della mia città di allora, era un'idea che dominava l'élite che ci governava, e che ha postato alla distruzione di molta parte del centro storico. L'aspetto del centro patavino era quello di una città fluviale, come ancora è Treviso.

PADOVA. C’è una pagina di storia che affiora con prepotenza dalla mostra «Novecento privato», in corso al centro culturale San Gaetano, e racconta la distruzione dello Storione, l’albergo-ristorante, birreria demolito nel 1962 dalla giunta del democristiano Crescente per far posto alla banca Antoniana di Padova e Trieste. Con lo Storione raso al suolo e la tombinatura delle riviere in centro storico, Padova diventa città industriale come Milano e si lascia alle spalle la Belle Epoque d’ inizio secolo: i templi «pagani» del divertimento con le signorine ritratte a seno nudo, lasciano il posto ai caveau delle banche e agli sportelli dei travet in giacca e cravatta.

Lo Storione era il simbolo più raffinato del liberty, affrescato da Cesare Laurenti, monumento alla Padova laica che ad inizio Novecento guardava a Parigi e a Vienna, guidata da un ceto politico cancellato dal fascismo i cui meriti oggi vanno riletti sui libri di storia. Fu l’avvocato Tullio Levi Civita a salvare la Cappella degli Scrovegni che la famiglia Gradenigo voleva vendere agli inglesi, pronti a fare letteralmente a fette gli affreschi di Giotto per portarli al Victoria Museum. Uno scempio evitato grazie a Tolomei e al sindaco-avvocato, che fino al 1910 guidò la città di Padova.

Un ceto politico laico e liberale che aveva scelto come salotto lo Storione, mentre il caffè Pedrocchi era il tempio dell’aristocrazia accademica e degli studenti goliardi. Paolo Franceschetti racconta in un saggio che lo Storione nel 1901 era famosissimo grazie allo splendido servizio di Giovanni Zorzi, detto Nanei: per festeggiare i 40 anni del locale nel 1903 viene servito agli ospiti lo stesso menu, bevande comprese, preparato a re Edoardo durante la visita al presidente della repubblica francese Emile Loubert. Nel 1904, eretta l’ultima porzione dell’edificio, trapela la notizia dell’affidamento dell’incarico all’artista Cesare Laurenti per la decorazione del salone principale. Sabato 3 giugno 1905 l’inaugurazione solenne e i giornali scrivono che la «città si arricchisce di una nuova magnifica opera: la cena d’onore vede allo stesso tavolo di Laurenti, il senatore Gino Cittadella Vigodarzere, il prof Vincenzo Crescini, l’ex sindaco Vittorio Moschini e diversi artisti. La stagione d’oro dura fino al 1962, quando l’architetto Gio Ponti decide di staccare gli affreschi e di chiuderli in un cassone.

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