S. LUCA. L'ALTRO EVANGELISTA ACCOLTO DALLA GENTE VENETA



Non tutti i Veneti lo sanno, ma la terra nostra accoglie le spoglie di ben due Evangelisti . E forse questo è l'indice di quanta Fede, nei tempi antichi, i nostri Antenati fossero capaci. Le sue spoglie, tranne la testa che fu affidata ad un imperatore, riposano nella magica basilica di Santa Giustina, la cui facciata esterna, mai completata, a un viandante straniero, poco fa pensare allo splendore dell'interno, di cui l'arca di Luca fa parte. Leggete il seguito e ammiratelo anche voi. 
La grande Storia dei Veneti. A proposito, lo sapevate che Luca era anche pittore di icone?
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Non era, come molti credono, uno dei dodici apostoli scelti da Gesù; venne invece citato e lodato più volte da S. Paolo come suo fedele collaboratore nei viaggi che fece per evangelizzare le genti. Luca scrisse il Vangelo che da lui prese il nome, e gli Atti degli Apostoli. Fonti antiche parlano della sua professione di medico ed una tradizione assai diffusa lo presenta anche pittore del volto di Cristo e soprattutto della Madonna. Tra le icone “lucane” una è la  Madonna Costantinopolitana (XI-XII sec.). S. Luca è festeggiato sia dalla Chiesa Cattolica che da quelle Ortodosse il 18 ottobre.
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Il sarcofago di S. Luca è un’opera preziosa di scuola pisana (1313), fatta a cura dell’abate Mussato, gli specchi sono di alabastro orientale; il telaio che li inquadra, di porfido verde: due colonne di granito orientale, due di alabastro. Notare il sostegno centrale formato da quattro angeli, di marmo greco. Le figure dei riquadri sono così ordinate: sul lato minore verso il Vangelo, l’effigie di S. Luca, centro di tutta la composizione; sui due lati, nello stesso ordine: due angeli che portano torce, due angeli turiferari, due buoi (il bue è il simbolo biblico di S. Luca); sulla testata opposta è ripetuto il simbolo dell’Evangelista. Secondo una antica tradizione l’evangelista Luca, originario di Antiochia di Siria e morto in tarda età (84 anni), sarebbe stato sepolto nella città di Tebe. Da lì le sue ossa furono trasportate a Costantinopoli dopo la metà del IV sec. e da qui nel corso dello stesso secolo o dell’VIII , trasportato a Padova nel Monastero di Santa Giustina.
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a Tebe il suo sepolcro è ancora venerato

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I monaci benedettini insediatisi nel nostro Monastero prima del 1000 iniziarono a venerare le spoglie dell’Evangelista. Nel 1354, l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, re di Boemia, si fece consegnare il cranio che finì nella cattedrale di San Vito a Praga dove si trova ancora oggi. Nel 1436 fu affidata al pittore Giovanni Storlato l’incarico di rappresentare, sulle pareti della cappella dedicata al santo, una serie di scene che ne narrano la vita, il trasferimento delle reliquie dall’Oriente e il suo ritrovamento a Padova.
Un secolo più tardi, nel 1562, si trasferì l’arca marmorea nel braccio sinistro del transetto, nell’attuale Basilica. 
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All’approssimarsi del Grande Giubileo del 2000 il Vescovo di Padova, anche per motivi ecumenici, nominò una commissione di esperti per avviare una ricognizione scientifica delle reliquie di San Luca. Il 17/9/1998 fu aperto il sarcofago e si trovò in una cassa di piombo sigillata uno scheletro umano in buono stato di conservazione. I risultati definitivi delle indagini sono stati presentati nel Congresso Internazionale, svoltosi a Padova nell’ottobre dell’anno 2000.   I dati scientifici – come è stato affermato al termine di quelle giornate, non smentiscono la tradizionale attribuzione a S. Luca delle spoglie; si pongono piuttosto come dati precisi, complementari alle fonti scritte, attorno a cui l’indagine storica potrà muoversi con maggiore sicurezza, soprattutto per chiarire come, quando e perché sia avvenuta la traslazione del corpo da Costantinopoli a Padova

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