IL REGALO DI NOZZE A FRANCESCO I E I VENETI IN BOLLETTA

Francesco Hayez,ritratto della famiglia Cicognara. 

Certamente il dominio austriaco non fu una tirannide odiosa paragonabile a quella francese, ma tuttavia anche il Lombardo Veneto era considerato una provincia da mungere: prova ne sia che quando Francesco I si sposò (a 48 anni) con la sua principessa  (Carolina Carlotta Augusta di Baviera (Mannheim, 1792 - Vienna, 1873) , la corte imperiale decise, "mutu proprio" che le province venete avrebbero dovuto fare un "regalo" in denaro ammontante a decine di migliaia di zecchini. 

Una somma decisamente consistente per le casse dell’ex Repubblica di Venezia. 
il Veneto stava infatti attraversando una seria crisi economica: la stagnazione che, in Europa, seguì il decennio delle guerre napoleoniche, causò la diminuzione della produzione agricola e industriale col conseguente crollo dei prezzi agricoli, e comportando riduzione dei salari, impoverimento di molte persone, fallimento di aziende e banche. Venezia aveva dunque un grosso problema da risolvere: un’ulteriore tassa avrebbe minato i primi timidi tentativi di ripresa.
La soluzione al dilemma fu escogitata dal conte Leopoldo Cicognara (Ferrara, 1767 - Venezia, 1834), all’epoca presidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, raffinato intellettuale e soprattutto personaggio che godeva di grande prestigio internazionale e di alta considerazione presso la corte austriaca. L’idea era semplice quanto geniale: fare in modo che l’emolumento potesse essere convertito, almeno in parte, in opere d’arte da regalare agli sposi, per i loro appartamenti viennesi. 

Borsatto, le Province Venete giurano fedeltà all'imperatore, in SanMarco. 1817.


Cicognara avrebbe ottenuto così un duplice effetto positivo: da una parte, liberare Venezia dall’esoso esborso. Dall’altra, far circolare i nomi dei migliori artisti veneti del tempo a Vienna, così che i ricchi committenti locali avessero potuto notarli: una sorta di investimento pubblicitario
Così, il presidente, nel gennaio del 1817, prese carta e penna e scrisse subito all’amico Antonio Canova(Possano, 1757 - Roma, 1822), all’epoca l’artista più famoso, celebrato e richiesto del mondo, per coinvolgerlo nel progetto: “Debbo farvi una grandissima confidenza: sappiate che tutte le Provincie sono tenute a fare all’Imperatore un regallo per l’occasione del matrimonio — e che la sezione del Regno Lombardo già darà per questo oggetto 30 mila zecchini. La sezione veneta darà quello che potrà. Io non vorrei poi che desse tutto denaro, e vorrei erogare 10 mila zecchini in tanti lavori di pennello e scarpello tutto veneziano. Non dimenticherò Hayez certamente e Rinaldi, e tutti gli altri che qui sono capaci di lavoro. Ma tutto questo non val nulla se per prima parte di questo progetto non v’è un’opera vostra”. 

Canova, Musa Polimnia

Cicognara, grazie anche ai suoi rapporti col cancelliere imperiale Klemens von Metternich (Coblenza, 1773 - Vienna, 1859), riuscì senza troppe difficoltà a convincere l’Austria della bontà dei suoi propositi, anche perché l’erario austriaco era già stato abbondantemente rimpinguato con i tributi versati dai lombardi e dagli austriaci stessi. 
La riuscita del progetto dipendeva però dalla presenza di Canova: probabilmente l’Austria non avrebbe accettato, se non fosse stata sicura che, tra le opere che i sovrani avrebbero ricevuto, ci sarebbe stata anche una scultura realizzata dalla mano del più illustre genio del tempo.

Ma anche per raggiungere questo obiettivo Cicognara aveva le idee ben chiare. Così prosegue la lettera del gennaio 1817: “qui ci vorrebbe la sicurezza d’una vostra statua, e sarebbe la Polinnia che potrebbesi battezzare anche per la Musa della Storia. Qualunque siino gli impegni, si potrebbe accomodare ogni altro in seguito, ma supposto il mio progetto voi sareste richiesto di finire il più prontamente che vi sia permesso una statua per la Provincia vostra che ne farebbe a voi formale domanda per offerirla all’Imperatore. A un tale non prevedibile caso non v’è risposta. Io tengo nel filo delle mie idee tre mille zecchini destinati per quest’opera a cui poco manca di vostro lavoro. Cosi cominciando dall’inviare senza gran ritardo una vostra opera può in seguito venire il restante come accessorio, e dar tempo. A me occorre una prontissima risposta, poiché a Vienna ieri fu scritto dal governatore cui piacque moltissimo la mia idea, e se sarà accolta, come son quasi sicuro, bisogna ch’io sia in misura con tutte le mie idee di dar effetto a ogni cosa il più prontamente possibile. Vedete che io non dormo più finché questa cosa non è esaurita”. 

G. De Min la Regina di Saba e Salomone, una delle opere regalate

La scultura di Canova cui Cicognara aveva pensato era la Musa Polimnia, la musa della danza e del canto sacro, che era stata commissionata nel 1809 all’artista di Possagno da Elisa Baciocchi, granduchessa di Toscana e sorella di Napoleone (la musa canoviana aveva, per ferma volontà della granduchessa, le sue fattezze): dopo la caduta di Napoleone, Elisa Baciocchi, non più in grado di pagare l’opera, l’aveva ceduta al nobile bolognese Cesare Bianchetti, che poi vi rinunciò (convinto anch’egli da Cicognara) per girarla all’Accademia di Venezia. Una volta tornatone in possesso, Canova si premurò di modificare leggermente il volto della musa, in modo che paresse più idealizzato...

Chi volesse approfondire le vicende delle opere regalate può proseguire qui: _omaggio-provincie-venete-venezia-canova-hayez-cicognara.php

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