1919: UNA PERLA SULLA BUROCRAZIA ITALIOTA E I DANNI DI GUERRA

I Veneti si trovarono, con la rotta del 1917, a dover subire l'oltraggio di ben due eserciti. Uno certamente fu quello austro ungarico (violenze, stupri, devastazioni) ma prima ANCHE l'esercito degli sbandati formato dalla truppa italiana in ritirata, non fu da meno. Ma oltre al danno, la beffa tragica: a Roma pensarono bene di aprire una sezione apposita, teoricamente per sveltire le pratiche, ma leggete bene cosa successe. 

-Le perdite subite dalla popolazione in seguito a comportamenti diciamo così 'scorretti' dei nostri soldati erano state ingentissime dopo la rotta di Caporetto.. Finita la guerra, era uscito un decreto, nel nov. del '18, sull'indennizzo dei danni di guerra in generale, dal quale però era stata stralciata la parte relativa ai danni riguardanti il nostro esercito (..) Fu contemporaneamente diffusa la voce che, in forza dello stralcio, il pagamento sarebbe risultato immediato, sicché "migliaia e migliaia di danneggiati, lusingati dal Comunicato Ufficiale, presentarono le loro domande in forma caotica".
Nessuno aveva però pensato all'incidenza delle procedure, che trasformarono l'immediato in cronologicamente imprevedibile. 
"La commissione per ora raccoglie; poi protocollerà; poi elencherà; poi comincerà le singole istruttorie; vorrà sapere dai ricorrenti, che non lo sanno, quali sono i reparti militari che hanno arrecato il danno; si sentirà rispondere che quel determinato reparto o non si trovava nel sito indicato o quando vi giunse il danno si era già verificato, o quando ne partì il danno non sussisteva".

La mentalità del funzionario statale, civile o militare che sia è quella che è, e solo un ordine scritto superiore ha il potere di ammorbidirla. Per lui esiste il Regolamento che va sempre e comunque rispettato. "Se gli sbandati del nov. 1917 penetrarono e si rifornirono nelle case private abbandonate, per togliersi la stanchezza e la fame della ritirata; se per salvarsi dal freddo le truppe operanti asportavano dalle case rurali scorte e derrate; se calpestavano il raccolto tagliavano piante e dalle case urbane asportavano il mobilio (o lo bruciavano insieme alle porte per scaldarsi ndR) non lo fecero per commettere forsennati vandalismi (era anche così, ahimé, ma era prudente non dirlo), ma per utilizzazione  a proprio vantaggio, cioè a vantaggio dell'esercito e della Patria.

Sette mesi dopo l'accorata denuncia, non una virgola del decreto era stata spostata. In altre parole, non era sufficiente la precisa denuncia del furto, erano altresì indispensabili nome, cognome, indirizzo del ladro! Quando magari il denunciante aveva dovuto abbandonare la casa in qualità di profugo di guerra!

tratto dal libro di Bruno Pederoda, "Tra macerie e miserie di una regione dimenticata" Piazza ed.
Pazzesco, è la stessa burocrazia folle che continua ad uccidere i superstiti dei vari terremoti recenti. 


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