PADOVA VECIA, EL CIMITERO EBRAICO DE VIA WIEL
Tanti padovani gnanca lo conosse 'sto angolo de Padova... ma el xe fermo nel me cuore de vecio padovan in esilio da£a so città nata£e.
Da ragazzo avevo come compagno di classe e amico un certo Vittorio Poli (Vittorio se te me lezi, bati on colpo :) ) che abitava in via Wiel nel centro storico, che poi appresi fosse compreso ne l'antico ghetto ebraico della città.
In via Savonarola vi era la primitiva sede dell'istituto per ragionieri Luigi Einaudi e lui, Vittorio, ragazzo dallo spirito avventuroso e amante della montagna, un po' scavezzacollo, dall'anima pura e priva di ogni cattiveria, abitava a due passi da là, in via Isidoro Wiel, sotto il porticato per cui il centro storico va giustamente famoso.
La prima volta che mi invitò a casa sua, mi meravigliò non poco, quando mi aprì una porta vetro antica che si affacciava su un misterioso giardino. Era il retro del suo appartemento.
"Varda qua, Millo! qua ghe ze el vecio simitero dei Ebrei!" E mi fece entrare in un angolo affascinante recintato da un muro con alberi che mi parevano secolari, che davano ombra a lapidi antichissime!
Rimasi stupefatto per il fascino misterioso che emanavano quelle lapidi sghembe vecchie di secoli, coperte da scitte incomprensibi e oggi mi è capitato di ritrovare la descrizione del posto e la storia che vi allego. Dalla foto forse coglierete un parte del fascino che mi trasmise quel posto così segreto. Eccovi anche la storia:
Il più antico dei cimiteri ebraici rimasti in Padova è quello di via Wiel, è stato utilizzato dal XVI sec. fino al XVIII situato fuori dalle mura medievali , protetto però dai bastioni cinquecenteschi. Fu ingrandito nel 1653 grazie a Salomone Marini, rabbino della “Università degli hebrei Potughesi di Padova”.
Il cimitero fra le molte sepolture ospita la tomba di Meir Katzenellenbogen nato a Praga nel 1473 e morto a Padova nel 1565 autore dei “Responsa”, nei quali esemplifica la funzione di dottori della legge per i rabbini dell’epoca, più che di intermediari tra i fedeli e Dio. La tomba di rav Meir e quella del figlio Samuel, anche lui rabbino talmudista, richiamano ancor oggi visite da tutto il mondo, come è evidenziato dalle piccole pietre poste sulla sua lapide.
Altra celebre lapide è quella di Abram Catalan medico padovano; durante la peste del 1630-31 fu incaricato assieme ad altri tre medici ebrei, di vigilare sulle condizioni di vita nel ghetto, prendendo le misure necessarie per contenere il contagio. Nel ghetto padovano risiedevano allora 727 persone, delle quali 634 furono colpite dalla peste, 421 ne morirono. Questi morti sono stati probabilmente sepolti in fosse comuni visto che delle loro lapidi non si è trovata traccia nel cimitero.
La visita guidata è ogni II Domenica del mese alle h10,15
ritrovo all'ingresso via Isidoro Wiel.
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