LE RADICI DEI VENETI NELLE VESTI DELLE LORO DONNE?
Parrebbe di poter cogliere una comunanza di tradizioni tra le antiche paleovenete e le loro similari nel nord Europa. Una affascinante, almeno per me, comparazione con l'abbigliamento delle venete antiche e meno antiche.
donna venetica, ricostruzione |
Grazie alle famose “situle”, vasi cerimoniali destinati alla sepoltura del defunto, e ad altre raffigurazioni su lamine in bronzo, abbiamo oggi un’idea abbastanza precisa su come si vestivano le nostre donne, almeno quelle impegnate in cerimonie pubbliche. Altre immagini, come nella figura 1, raffiguravano la nostra famosa Dea Reithia. Questa dea era il riflesso di un’antica società matriarcale, ove la donna, assicurando la riproduzione della stirpe, aveva una posizione di primo piano nella società. Tale posizione, fa notare Edoardo Rubini nel suo “Giustizia veneta”, si è mantenuta anche nello stato veneto attraverso delle norme che ne garantivano, all’epoca della Repubblica di San Marco, una autonomia patrimoniale inconsueta, nel contratto matrimoniale.
Era anche questo uno dei punti che ci distingueva anticamente dai Celti, tra la cui società patriarcale, la donna non godeva della stessa libertà.
Nella figura seconda, a dx, la Dea Reithia indossa un bell’abito lavorato, probabilmente di colori vivaci come riprodotto in questo disegno di Lele Vianello (fonte Europa Veneta), composto da gonna a campana, con grembiule legato in vita. Tale grembiule e il mantello, usato come velo sulla testa o sulle spalle, saranno una costante del costume delle nostre donne fino alla fine dell’800 e oltre. Una collana di ambra e pietre dure, assieme a un imponente corsetto (forse di cuoio a sbalzo) completano il tutto.
Avrete notato tutti la capigliatura, assolutamente straordinaria. Dà l’idea di una specie di toupet, forse fatto con crine di cavallo, animale sacro ai nostri padri antichi. In evidenza anche l’orecchino che riproduce un quarto di luna, altro simbolo di qualche potere divino.
Nella mano destra, una chiave, dalla forma strana ai nostri occhi, forse indicava il potere della Dea sui destini dell’uomo. Con questa chiave ella poteva aprire o chiudere le porte, e indirizzare gli umani per le vie che ella decideva. Oppure aprire la porta egli Inferi.
Si notano anche le calzature, due bei stivaletti in pelle, a volte disegnati con le punte girate in su.
La figura prima è una bella ricostruzione dell’abbigliamento venetico femminile fatta in occasione di una mostra al museo d’Este, e questa volta la donna venetica ha una specie di fazzoletto o scialle che le copre la testa.
Come sapete i Veneti, per gran parte degli studiosi europei, provenivano dall’area baltica (nord est d’Europa) e allora mi è venuta la curiosità di cercare qualche riferimento nell’abbigliamento dei popoli protostorici che si affacciavano su quel mare.
Ho trovato queste immagini interessanti, degli antichi finni (finlandesi attuali). Noterete come me, le affinità tra queste vesti e quelle delle donne venetiche. In una immagine sono addirittura presenti quelle calzature con le punte in su che erano tipiche dei venetici. Sarebbe magari interessante se qualche studioso approfondisse il discorso, ma in Italia il discorso è tabù, per quanto riguarda i Veneti popolo d’Europa.
Allego anche un paio di immagini di donne della laguna veneta per completare il quadro sulla continuità dei costumi veneti, che indicava una conservazione di valori e memoria straordinari. Almeno fino a che abbiamo conservato la nostra libertà ed autonomia.
abiti di Motta e "Cegia" |
donna chioggiotta nel '700 |
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