CURIOSITA' SU SAN MARCO (CHE FORSE AVEVA UN ALTRO NOME)
Laura Simeoni e Michele Rigo scrivono:
Marco, di cui si parla negli atti degli Apostoli e nelle lettere di San Pietro e San Paolo non fu un discepolo del Signore e probabilmente non lo conobbe mai. Si dice non si chiamasse neppure Marco, ma Giovanni: il soprannome era una moda romana dell'epoca.
Qualche studioso lo identifica però con il ragazzo che seguì Gesù dopo l'arresto nell'orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo, i soldati cercarono di afferrarlo ed egli fuggi' nudo, lasciando il lenzuolo nelle loro mani. Quel ragazzo era figlio della ricca vedova Maria, nella cui casa fu consumata l'Ultima Cena e lì si radunarono gli Apostoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste.
Controverso è pure l'aspetto dell'evangelista in sembiante di leone, come pure l'accostamento di Giovanni all'aquila (alcuni li confondono) mentre certo sarebbe Luca in veste di toro, e Marco (forse) in sembianze umane.
Il simbolo del leone, citato nella Bibbia dal profeta Ezechiele e nell'Apocalisse, fu codificato e reso cellebre da San Girolamo che nel "commento del vangelo di Marco" scritto nel 398, avvalla i riferimenti a San Marco asceso al cielo e poi ridisceso volando, con la nuova forma di Leone alato, fiero e coraggioso.
Non la pensavano così tanti altri esegeti della Bibbia, come ad esempio Sant'Ireneo di Lione, attorno al 200, il sacerdote spagnolo Giovenco (nel 300), e persino Sant'Ambrogio, alla fine del 300 avrebbe nutrito dei dubbi. Lo contraddisse pure Tomazio, vescovo di Aquileia, che era coetaneo e amico di Girolamo. Ci fu poi Sant'Agostino che collegò al leone alato Matteo.
Nella confusione totale alla fine prevalse l'ipotesi di Girolamo, adottata ufficialmente dalla chiesa nella cappella di San Giovanni Battista, anness aalla basilica papale di San Giovanni in Laterano.
iamo nel 461, una quarantina di anni dopo la morte di San Girolamo...
Da "il leone di san Marco" ed Dario DeBastiani
san Marco fra san Girolmo e sant'A |
Marco, di cui si parla negli atti degli Apostoli e nelle lettere di San Pietro e San Paolo non fu un discepolo del Signore e probabilmente non lo conobbe mai. Si dice non si chiamasse neppure Marco, ma Giovanni: il soprannome era una moda romana dell'epoca.
Qualche studioso lo identifica però con il ragazzo che seguì Gesù dopo l'arresto nell'orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo, i soldati cercarono di afferrarlo ed egli fuggi' nudo, lasciando il lenzuolo nelle loro mani. Quel ragazzo era figlio della ricca vedova Maria, nella cui casa fu consumata l'Ultima Cena e lì si radunarono gli Apostoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste.
Controverso è pure l'aspetto dell'evangelista in sembiante di leone, come pure l'accostamento di Giovanni all'aquila (alcuni li confondono) mentre certo sarebbe Luca in veste di toro, e Marco (forse) in sembianze umane.
Il simbolo del leone, citato nella Bibbia dal profeta Ezechiele e nell'Apocalisse, fu codificato e reso cellebre da San Girolamo che nel "commento del vangelo di Marco" scritto nel 398, avvalla i riferimenti a San Marco asceso al cielo e poi ridisceso volando, con la nuova forma di Leone alato, fiero e coraggioso.
Non la pensavano così tanti altri esegeti della Bibbia, come ad esempio Sant'Ireneo di Lione, attorno al 200, il sacerdote spagnolo Giovenco (nel 300), e persino Sant'Ambrogio, alla fine del 300 avrebbe nutrito dei dubbi. Lo contraddisse pure Tomazio, vescovo di Aquileia, che era coetaneo e amico di Girolamo. Ci fu poi Sant'Agostino che collegò al leone alato Matteo.
Nella confusione totale alla fine prevalse l'ipotesi di Girolamo, adottata ufficialmente dalla chiesa nella cappella di San Giovanni Battista, anness aalla basilica papale di San Giovanni in Laterano.
iamo nel 461, una quarantina di anni dopo la morte di San Girolamo...
Da "il leone di san Marco" ed Dario DeBastiani
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