UN EROE VENETO CHE POCHI CONOSCONO: MALVEZZI A FAMAGOSTA,

VENETORUM FIDES INVIOLABILIS
Siamo a Famagosta, nel 1571. I difensori veneti, ridotti ormai a poche centinaia, si batterono come leoni, mettendo in scacco per lunghi mesi, una marea enorme di turchi. Ecco come riporta uno degli episodi più eroici la grande scrittrice Maria Grazia Siliato:
- ... Ci rialziamo, scuotendoci il terriccio di dosso. Tacciono le urla degli attaccanti, nessuno spara, i miei che fuggivano, si voltano. La sotto, il Rivellino (l'ingresso della città) emerge sotto un polverone, con le gallerie squarciate dalle fondamenta, carico di morti. 
bastione Martinengo
Un cumulo di rovine fresche ci difende, dagli assalitori, i miei strisciano dietro a nuovi ripari. Laggiù, tra le macerie, incominciano le grida dei nostri feriti, qualcuno si trascina verso di noi. Ma noi non abbiamo vie per raggiungerli, e li guardiamo tacendo. Baglioni urla se Alvise sa quanti dei nostri sono saltati in aria per questo suo ordine. Io cerco il capitano Malvezzi Ma Roberto Malvezzi, il migliore dei miei ufficiali (l'autrice descrive gli ultimi ricordi del Bragadin prima del supplizio finale), è irraggiungibilmente sepolto nella galleria del Rivellino, perché, mentre gli invasori dilagavano, ha accorciato la miccia dell'esplosivo. -
porta di Limassol o Rivellino
Dopo moltissimi anni, infatti, scavando tra quelle rovine, una giovane ricercatrice svizzera e un anziano archeologo armeno, avrebbero con stupore ritrovato un segmento intatto della galleria sotterranea, e quello scheletro composto, e il fregio dorato della sua giubba, e l'anello che portava al dito.

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