LA STONEHENGE VENETA
A cavallo tra il
XIX e XX secolo Achille Tellini studia un territorio archeologico nel padovano.
Questo naturista
e geologo e linguista friulano ha avuto il merito di salvaguardare le lingue
minoritarie della sua Regione.
Tra le sue
attività ci fu anche l’archeologia: lavora negli scavi di Motte di Sotto vicino
a San Martino di Lupari.
Motte è il nome
di un terrapieno quadrangolare che fa parte della zona archeologica: con una
superficie di quasi 50.000 metri quadrati.
Tellini pensa che
faceva parte di un castrum romano, ma studi recenti dimostrano che l’origine di
questo posto è molto più remota, infatti risale forse all’Età del Bronzo.
I manufatti di
bronzo, di ceramica e pietra oggi si conservano nel Museo Civico di Cittadella
e grazie a questi si è potuto ricostruire il modo di vita di questi antichi
abitanti, anche se non si è potuto sapere per quale ragione vivessero lì.
L’ipotesi più
affascinante è quella che si pensa che questo posto serviva a segnare i
solstizi e gli equinozi e addirittura misurare il tempo per poter leggere gli
astri.
Oggi attraverso l’Archeoastronomia
si potrebbe ritrovare dei resti di gnomone che confermerebbero questa possibilità.
Ovvero,
possiamo dire che, fu una specie di Stonehenge veneto.
La ragione per la
quale non si è conservato molto è dovuta al tipo di costruzione, molto comune nella
nostra zona, su palafitte fisse nel terreno e connesse a tavole
orizzontali....la quasi assenza di pietre ha impedito conservare maggiori
informazioni di Motte di Sotto; in ogni caso sempre risulta affascinante
scoprire tanta storia di un popolo ( in pochi chilometri quadrati) ed il grande
sviluppo che avevano tanti e tanti secoli fa. E' interessante notare che il termine "Motta" indica un rialzo del terreno, tali "motte" sono spesso costruzioni o terrapieni artificiali di epoca antichissima come questo in esame. Uno si trova ad esempio, a Scorzè, ed è collegato ab altri della zona, probabilmente.
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