GIUGNO 1797. A LESINA, DALMAZIA IL POPOLO FA SCAPPARE A GAMBE LEVATE I FRANCESI

Da "Dalla parte del Leone" di Luigi Tomaz

La popolazione già a maggio aveva manifestato contro ogni cambiamento di regime (a Venezia si era instaurato il governo dei Municipalisti) e i Reggenti veneziani avevano cercato di calmarli, ma  a giugno, sbarcano cinque forestieri italiani, quattro dei quali proprio francesi. Uno era corso, un Napoleone come il generale in capite dell'armata. Ma...

...L'otto di giugno arriva a lesina un bastimento della marina veneziana comandato da un Viscovich
che poteva essere quel conte Alvise di Perasto che aveva assalito al porto di Venezia il Liberateur d'Italie al comando degli schiavoni perastini e che comunque era uno di quella famiglia.

Saputo della presenza dei concittadini del Bonaparte, non si trattiene, pieno di voglia di vendetta, e incomincia ad arringare il popolo, già ben disposto alla rivolta. Assalirono quindi l'alberghetto che ospitava gli stranieri arrestando uno solo dei cinque, perché gli altri quattro erano riusciti a scappare dalle finestre.

I quattro, rifugiatisi sui monti, mandarono il giorno dopo una lettera minacciando la vendetta del governo francese. Il Vescovo si interpose, pagò al Viscovich 350 zecchini per riavere quanto avevano requisito ai cittadini francesi. Infatti i perastini avevano applicato il diritto di risarcimento del danno bellico subito al Lido nell'assalto del 25 aprile.

Il popolo per nulla quieto, invase l'arcivescovado. Non trovando i quattro, si diresse verso la chiesa. Erano oltre un migliaio di scalmanati antifrancesi ma si oppose loro un numero superiore di abitanti di Lesina che volevano proteggere il vescovo.

Approfittando del temporale, i corsi partirono nella notte dell'11 giugno.

Da quel giorno il Provveditore Barbaro garantì la tranquillità per oltre un mese, fino all'arrivo degli austriaci (in seguito agli accordi di Leoben la libertà dei Veneti cessava per sempre).








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