IL TEATRO A VENEZIA, UN AFFASCINANTE CONFRONTO CON IL PASSATO

UN ARTICOLO della veneziana Antonella Todesco che leggerete tutto d'un fiato, e verrà spontaneo il confronto con le abitudini di oggi. Scoprirete ad esempio, che ad ogni inizio stagione un architetto doveva verificare l'agibilità della sala. (Perché non farlo per le scuole italiane?) E poi i venditori di "stracaganasse", la claque formata da gondolieri... un mondo vivace ed affascinante cronologicamente lontano, ma tanto vicino a noi veneti d'oggi.


Antonella Todesco

Nel 1700, a Venezia, gli spettacoli teatrali incominciavano, per la sola commedia, ai primi di ottobre; erano vietati dal 15 dicembre per tutta la novena delle feste natalizie e riprendevano il 26 dicembre giorno in cui si iniziava la stagione d inverno o di carnevale che si chiudeva con il martedì grasso. Nei 15 giorni della fiera dell' Ascensione si riapriamo i teatri d opera .
Ogni anno, prima che le recite iniziassero, i provveditori del comune obbligavano i proprietari dei teatri a fare revisionare da un architetto la sala, per assicurarsi della sicurezza della costruzione, e, quando si trattava di spettacolo musicale, davano la licenza per la stampa del libretto, fissandone il prezzo. I Dieci concedevano il permesso per la affissione del cartello e per il cominciamento delle recite, prescrivendo l ora in cui dovevano terminare. Due di questi cartelli col titolo della commedia di affiggevano in Piazza e a Rialto e gli imbonitori publicizzavano la rappresentazione gridando per le calli.
Nelle sale del teatro non ci era nessuna distinzione di posti per le persone di alto grado, nessun ufficiale d ordine pubblico, appena qualche guardia (birro) privata che appariva solo in caso di necessità. 
Gli spettatori prendevano posti sulle sedie, sulle gradinate di legno e nelle gallerie comuni (nel 1678 si videro per la prima volta, nel teatro della famiglia Grimani, quelle file di stanzini sovrapposti gli uni agli altri chiamati 'palchetti').
Tra un atto e l altro, il custode passava tra le file, tenendo accesa in mano una candela, e riscuoteva il modestissimo prezzo dello scanno. Fuori dal teatro, di fronte all' ingresso, stavano i venditori di mele e pere cotte e per la platea giravano, con le loro ceste, i venditori di acqua col "mistrà", di arance, di bussolai, di fritole e bigné, di castagne secche (stracaganasse) e di semi di zucca abbrustoliti.
Nei palchetti correvano qua e là i caffettieri servendo caffé e gelati.
Il pubblico, generalmente rumoroso, faceva silenzio solo al momento in cui qualche celebre virtuosa cantava la sua aria e non si accontentava di omaggiarla con battimani; faceva cadere dai palchi piogge di fiori, bigliettini con versi entusiastici e si videro persino volar per il teatro colombi con sonaglietti sul collo. Curioso notare che ciò che in francese si chiama "claque", all' epoca era formata in gran parte da gondolieri che non pagavano il biglietto ma in compenso, dovevano applaudire furiosamente gli attori o i cantanti, buoni o cattivi che fossero.
Alle acclamazioni però contrastavano non di rado i fischi e il pubblico si divideva in due parti avverse. 
Il bis non si chiedeva mai se non all' ultima rappresentazione di un opera e l uso di richiamare sul palco cantanti ed attori, nel 1700 si estese anche agli impresari.
Nel 1776, una nuova legge, atta a preservare "l' onore di famiglia" impone alle donne di presentarsi a teatro con la maschera, decreto in seguito esteso anche agli appartenenti alla nobiltà.

In foto l indimenticabile Cesco Baseggio in una commedia del Goldoni "Sior Todaro brontolon"

Commenti

  1. A titolo aneddotico riporto un brano dall'opera di Sabatino Lopez "Le loro Maestà", 1920:

    Cose note a tutti, ma pur sempre curiose e interessanti a osservarsi; anche in tempi relativamente recenti, anche in paesi e città dove l'arte teatrale fiorì, dove la passione per il teatro fu addirittura morbosa. A Venezia, per esempio, che fu la città più teatrale d'Italia e forse del mondo, Ser Nicolò Tiepolo, inquisitore di Stato, addì 31 maggio 1768 scriveva a questo modo:
    “ Stasera se verze la porta al teatro, ma nol s'avverze la porta al postribolo. Ricordeve che vu altri Comici se persone in odio a Dio Benedetto ma tolerai dal Prencepe per pascolo della zente che se compiase delle vostre iniquità.
    Quel che no avè da far ve se sta leto dal Secretaro. A vu altri co facilità ve se scalda la testa, ma el Magistrato sarà vigilante per castigarvi se fallerè.
    Andè là e operè da cristiani con tutto che se comici.

    Bellissimo!

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