LE BANDIERE CATTURATE AI TURCHI MOSTRATE A PISA

In pochi sanno che nella Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri a Pisa sono custoditi alcuni cimeli provenienti dalle vittorie della Marineria cristiana contro la flotta ottomana.
L’edificazione della chiesa venne principiata dal Vasari il 17 aprile dell’anno del Signore 1565. Leonardo Bitossi ne lavorò i marmi e il pietrame della Golfolina. Il direttore di cantiere fu Davide Fortini -che diresse i lavori- capomastro Domenico Celli di Lucca. La chiesa fu consacrata il 21 dicembre 1569. L’erigendo tempio sorge nel luogo ove la storica chiesa di Sebastiano alla Fabbriche Maggiori, in cui i Ghibellini avevano tenuto consiglio per deporre il Conte Ugolino della Gherardesca dalla carica di Capitano del Popolo. La chiesa –già con una bolla papale del 7 luglio 1562- venne officiata come Collegiata, Monsignor Francesco Perignani -canonico pisano- fu il Primo Priore della chiesa. In origine la chiesa si presentava ad una sola nave; le due laterali furono giunte nel sec. XVII e solo nel 1867 vennero adibite al culto. La chiesa di Santo Stefano all’interno è costituita da una armoniosa navata e da due navate laterali. Ciò che colpisce l’attenzione del visitatore è la monumentalità, la ricchezza delle decorazioni, delle suppellettili e delle bandiere. Numerosi i cimeli che testimoniano le gesta eroiche gesta dei Cavalieri, nonché la grande quantità opere d’arte e d’ingegno di artisti illustri e celebrati.

Alle pareti dell’aula principale, sono collocati tre frammenti in legno policromo di galera toscana da parata dei Cavalieri di Santo Stefano. Da un’imbarcazione da parata provengono i frammenti scultorei disposti in controfacciata e lungo la parete destra, in legno policromo, in cui sono scolpite espressive figure di schiavi turchi mischiati ad animali ed armi, della fine del XVII secolo. I legni riccamente intagliati, con schiavi turchi incatenati, draghi e trofei marinari e guerreschi, rappresentano le fiancate e la porta poppiera. Sono opera di Santi Santucci, detto il Santino (Sec. XVII), pisano, maestro d’intaglio sotto il Granduca Ferdinando II. Altri frammenti di galera raffiguranti aquile araldiche e teste di moro, sono collocate alle pareti della navata centrale.
Essendo andati perduti i “Libri delle prede” dell’Ordine, dagli antichi elenchi di bandiere è difficile identificare i singoli vessilli esistenti nella chiesa. Le bandiere furono certamente conquistate tra la fine del sec. XVI e la fiine del XVIII. Molto interessanti: il vessillo (fiamma di combattimento turca) issato sulla nave ammiraglia di Ali’ Pascia’ alla battaglia di Lepanto, il 7 ottobre 1571.

Fu assalita e conquistata dalla “Capitana” e dalla “Grifona” che facevano parte del gruppo di dodici galere dell’Ordine Stefaniano, che parteciparono a quella storica battaglia. In alto sono collocati otto fanali di navi turche del secolo XVI e del sec. XVIII, in rame dorato. Altra bellezza, questa chiesa è un vero scrigno –dall’architettura vasariana, alla facciata marmorea, agli interni-, è certamente il soffitto ligneo intagliato che reca episodi scolpiti nel 1604: Ludovico Cardi “Vestizione a Gran Maestro dell’Ordine di Cosimo I”; Jacopo Ligozzi “Il ritorno della flotta dell’Ordine dalla battaglia di Lepanto” (foto di copertina in alto); Cristofano Allori (1577-1621) “L’imbarco di Maria de’ Medici per andare sposa ad Enrico IV re di Francia”; Jacopo Chimenti detto l’Empoli (1554-1640) “Vittoria nell’arcipelago greco” (nel 1602 sei triremi stefaniane sconfissero quattro galere turche). Altri episodi del soffitto ligneo del 1605: Jacopo Ligozzi “L’espugnazione della città di Prevesa”; nel 1613 venne completato da Jacopo Chimenti con “L’espugnazione di Bona”.


fonte web: http://www.antropologiaartesacra.it/ALESSIO_VARISCO_PISASantoStefanoDeiCavalieri.html

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