LA CONQUISTA SABAUDA, CONSEGUENZE E CONCLUSIONI
La conquista sabauda
E’ inoppugnabile che l’unione degli Stati preunitari fu una conquista militare; il pomposo titolo, attributo piu’ tardi, alle “guerre d’indipendenza” e’ falso e deviante: in realtà i Savoia tolsero l’indipendenza ai Popoli conquistati e li posero sotto il loro pesante dominio centralista ed assolutista.
Da segnalare che i filosofi cattolici Vincenzo Gioberti (piemontese) ed Antonio Rosmini (trentino), pur favorevoli all’unita’ italiana, auspicavano una confederazione degli Stati sotto la presidenza del Papa o della stessa dinastia sabauda.
Vi furono poi molti illustri personaggi dell’epoca totalmente contrari alla costituzione di uno Stato centralista: ad esempio il veneto Nicolò Tommaseo ed il lombardo Carlo Cattaneo, federalisti radicali e contrari alla monarchia.
Come sottacere poi degli accordi tra massoni e governo piemontese con la malavita organizzata locale (Mafia in sicilia, Ndrangheta in Calabria e Camorra in Campania) che permisero al buon Garibaldi di conquistare facilmente il Regno di Napoli e di Sicilia?
E come ignorare che dopo la conquista mafiosi e cammorristi, come premio, ebbero accesso negli uffici pubblici, nelle amministrazioni di Province e Comuni, nelle imprese statali e private, nelle banche e perfino nella polizia e carabinieri?
Forse anche per questo le annessioni non furono per nulla sostenute dalle masse popolari, anzi, vi furono resistenze attive e passive alla conquista italiana da parte di contadini e operai, testimoniate dagli stessi unificatori nelle loro memorie (es. Garibaldi, Cavour, D’Azeglio, Abba.).
Peraltro, successivamente, nel nuovo regno vi fu un crescendo di manifestazioni e reazioni anti-italiane dovute al grave e rapido peggioramento delle condizioni di vita e sociali.
Le insurrezioni popolari furono causate, oltre al raddoppiamento di leggi, tasse, obblighi ed il prolungamento del servizio di leva obbligatorio, anche per la soppressione degli ordini religiosi, la confisca dei beni ecclesiastici e la chiusura di chiese, monasteri e conventi.
Queste scelte, decise dal massone liberista conte Camillo Benso di Cavour distrusse la rete di supporto sociale, di previdenza, istruzione ed assistenza medica delle classi popolari portando all’esasperazione i cittadini non abbienti.
(curiosa la similitudine di tale situazione con quella creata una cinquantina d’anni piu’ tardi dalla rivoluzione comunista bolshevika in Russia, pure questa finanziata da grandi banchieri affiliati alla massoneria; questo fa pensare che spesso politiche di destra e di sinistra abbiano come mandanti gli stessi gruppi di interesse, i medesimi registi e siano eguali negli effetti negativi sulla popolazione).
Nel 1861 la repressione violenta decisa dai governanti torinesi contro gli episodi di ribellone provoco’ un crescendo di episodi di insorgenza, sino a giungere nell’ex Regno delle Due Sicilie ad una vera e propria “guerra civile”, vilmente definita (e passata alla Storia ufficiale) come “Brigantaggio meridionale”.
Nel 1866, l’Impero austriaco fu costretto a cedere il Lombardo e la Venezia a causa della disfatta del suo esercito battuto dai Prussiani nella battaglia di Koenigsgraez il 3 Luglio (a Sadowa, in Boemia), questo nonostante il Regno d’Italia (entrato “prontamente” in guerra contro l’Austria dopo la loro sconfitta militare) fosse stato sonoramente battuto sia per terra (Custoza, 22-27 Luglio) che per mare (Lissa, 20 Luglio) dalle truppe austro-venete.
Per questo l’Austria, non volendo dare la Venezia direttamente a chi aveva sconfitto, la cedette segretamente alla Francia, a sua volta d’accordo di passarla agli italiani con la clausola “vessatoria” di tenere un plebiscito sull’annessione.
Plebiscito tenutosi il 21 e 22 Ottobre dello stesso anno, vistosamente plagiato dagli italiani che diede l’incredibile risultato del 99.99% di voti favorevoli all’annessione.
Un primato storico mai piu’ eguagliato da nessun’altra dittatura, neppure da quelle comuniste di Stalin, Mao Tze-tung e Pol Pot (vedi l’ottima descrizione fatta da Ettore Beggiato nel suo libro “La Grande Truffa, il Plebiscito di annessione del Veneto all’Italia, Ed.Universitaria Venezia, 2007)
D'altronde come credere che le Popolazioni venete fossero felici di perdere la loro indipendenza (con l’Austria-Ungheria avevano un loro Stato autonomo, il Lombardo-Veneto) e finire nel nulla del Regno italico? (Le Regioni furono create solo nel 1970, ben 104 anni dopo).
Quella che fu la ultramillenaria, gloriosa e benestante Serenissima Repubblica Veneta cadde nel servaggio piu’ bieco e nella miseria piu’ nera, le cerimonie pubbliche furono vietate, fu inasprito il servizio di leva obbligatorio togliendo braccia necessarie alla agricoltura, furono raddoppiate tasse e gabelle e triplicate le forze di polizia rispetto ai precedenti dominatori austriaci, vennero chiuse o trasferite le piu’ importanti attivita’ manifatturiere a favore di altre aree (in primis il triangolo Torino-Genova-Milano) infine l’italica burocrazia improvvisata e incompetente inizio’ l’opera di distruzione sistematica della cultura tradizionale e della buona amministrazione.
Il Popolo Veneto conobbe, per la prima volta nella sua Storia, l’umiliazione di un’emigrazione per fame, interi paesi e villaggi si svuotarono, un vero esodo neppure eguagliato dalle emigrazioni di massa successive la prima e la seconda Guerra mondiale. (Emilio Franzina, “Merica Merica”, Feltrinelli ed.1979).
Conclusioni
E’ inoppugnabile che l’unione degli Stati preunitari fu una conquista militare; il pomposo titolo, attributo piu’ tardi, alle “guerre d’indipendenza” e’ falso e deviante: in realtà i Savoia tolsero l’indipendenza ai Popoli conquistati e li posero sotto il loro pesante dominio centralista ed assolutista.
Da segnalare che i filosofi cattolici Vincenzo Gioberti (piemontese) ed Antonio Rosmini (trentino), pur favorevoli all’unita’ italiana, auspicavano una confederazione degli Stati sotto la presidenza del Papa o della stessa dinastia sabauda.
Vi furono poi molti illustri personaggi dell’epoca totalmente contrari alla costituzione di uno Stato centralista: ad esempio il veneto Nicolò Tommaseo ed il lombardo Carlo Cattaneo, federalisti radicali e contrari alla monarchia.
Come sottacere poi degli accordi tra massoni e governo piemontese con la malavita organizzata locale (Mafia in sicilia, Ndrangheta in Calabria e Camorra in Campania) che permisero al buon Garibaldi di conquistare facilmente il Regno di Napoli e di Sicilia?
E come ignorare che dopo la conquista mafiosi e cammorristi, come premio, ebbero accesso negli uffici pubblici, nelle amministrazioni di Province e Comuni, nelle imprese statali e private, nelle banche e perfino nella polizia e carabinieri?
Forse anche per questo le annessioni non furono per nulla sostenute dalle masse popolari, anzi, vi furono resistenze attive e passive alla conquista italiana da parte di contadini e operai, testimoniate dagli stessi unificatori nelle loro memorie (es. Garibaldi, Cavour, D’Azeglio, Abba.).
Peraltro, successivamente, nel nuovo regno vi fu un crescendo di manifestazioni e reazioni anti-italiane dovute al grave e rapido peggioramento delle condizioni di vita e sociali.
Le insurrezioni popolari furono causate, oltre al raddoppiamento di leggi, tasse, obblighi ed il prolungamento del servizio di leva obbligatorio, anche per la soppressione degli ordini religiosi, la confisca dei beni ecclesiastici e la chiusura di chiese, monasteri e conventi.
Queste scelte, decise dal massone liberista conte Camillo Benso di Cavour distrusse la rete di supporto sociale, di previdenza, istruzione ed assistenza medica delle classi popolari portando all’esasperazione i cittadini non abbienti.
(curiosa la similitudine di tale situazione con quella creata una cinquantina d’anni piu’ tardi dalla rivoluzione comunista bolshevika in Russia, pure questa finanziata da grandi banchieri affiliati alla massoneria; questo fa pensare che spesso politiche di destra e di sinistra abbiano come mandanti gli stessi gruppi di interesse, i medesimi registi e siano eguali negli effetti negativi sulla popolazione).
Nel 1861 la repressione violenta decisa dai governanti torinesi contro gli episodi di ribellone provoco’ un crescendo di episodi di insorgenza, sino a giungere nell’ex Regno delle Due Sicilie ad una vera e propria “guerra civile”, vilmente definita (e passata alla Storia ufficiale) come “Brigantaggio meridionale”.
Nel 1866, l’Impero austriaco fu costretto a cedere il Lombardo e la Venezia a causa della disfatta del suo esercito battuto dai Prussiani nella battaglia di Koenigsgraez il 3 Luglio (a Sadowa, in Boemia), questo nonostante il Regno d’Italia (entrato “prontamente” in guerra contro l’Austria dopo la loro sconfitta militare) fosse stato sonoramente battuto sia per terra (Custoza, 22-27 Luglio) che per mare (Lissa, 20 Luglio) dalle truppe austro-venete.
Per questo l’Austria, non volendo dare la Venezia direttamente a chi aveva sconfitto, la cedette segretamente alla Francia, a sua volta d’accordo di passarla agli italiani con la clausola “vessatoria” di tenere un plebiscito sull’annessione.
Plebiscito tenutosi il 21 e 22 Ottobre dello stesso anno, vistosamente plagiato dagli italiani che diede l’incredibile risultato del 99.99% di voti favorevoli all’annessione.
Un primato storico mai piu’ eguagliato da nessun’altra dittatura, neppure da quelle comuniste di Stalin, Mao Tze-tung e Pol Pot (vedi l’ottima descrizione fatta da Ettore Beggiato nel suo libro “La Grande Truffa, il Plebiscito di annessione del Veneto all’Italia, Ed.Universitaria Venezia, 2007)
D'altronde come credere che le Popolazioni venete fossero felici di perdere la loro indipendenza (con l’Austria-Ungheria avevano un loro Stato autonomo, il Lombardo-Veneto) e finire nel nulla del Regno italico? (Le Regioni furono create solo nel 1970, ben 104 anni dopo).
Quella che fu la ultramillenaria, gloriosa e benestante Serenissima Repubblica Veneta cadde nel servaggio piu’ bieco e nella miseria piu’ nera, le cerimonie pubbliche furono vietate, fu inasprito il servizio di leva obbligatorio togliendo braccia necessarie alla agricoltura, furono raddoppiate tasse e gabelle e triplicate le forze di polizia rispetto ai precedenti dominatori austriaci, vennero chiuse o trasferite le piu’ importanti attivita’ manifatturiere a favore di altre aree (in primis il triangolo Torino-Genova-Milano) infine l’italica burocrazia improvvisata e incompetente inizio’ l’opera di distruzione sistematica della cultura tradizionale e della buona amministrazione.
Il Popolo Veneto conobbe, per la prima volta nella sua Storia, l’umiliazione di un’emigrazione per fame, interi paesi e villaggi si svuotarono, un vero esodo neppure eguagliato dalle emigrazioni di massa successive la prima e la seconda Guerra mondiale. (Emilio Franzina, “Merica Merica”, Feltrinelli ed.1979).
Conclusioni
Riesaminato il cosiddetto “risorgimento” italiano secondo quanto accaduto realmente e considerati i suoi riflessi negativi e permanenti nel tempo, non si comprende per quali motivi i Veneti ed altri Popoli annessi a questo Stato debbano celebrarlo, a proprie spese, nonche’ festeggiare i 145 anni dell’unita’ statuale italiana.
Viene a chiedersi cosa ci sia da festeggiare, forse la perdita dell’indipendenza ed il passaggio da una monarchia straniera tollerante ed organizzata ad un’altra monarchia ancora piu’ straniera, retrograda ed inefficente?
Oppure la distruzione del nostro tessuto produttivo, la disoccupazione, la fame, la pellagra, l’emigrazione biblica causate da tale annessione?
Forse la colonizzazione forzosa culturale, linguistica ed economica imposta dai monarchici savoiardi (poi continuata dai fascisti e quindi dai repubblicani Italiani)?
Oppure l’opprimente burocrazia dei nuovi “liberatori”, l’arrivo della Mafia e di solerti “gauleiter” e “Quislng” esecutori di ordini biechi e centralisti?
Forse dovremmo festeggiare la moltiplicazione incredibile di leggi e leggine, regolamenti e obblighi, tasse e contributi, emolumenti e balzelli di ogni ordine e tipo applicati dopo la nostra annessione al Regno d’Italia?
Oppure il terribile peggioramento della giustizia processuale e della pessima amministrazione causate dai nuovi inesperti ed impreparati foresti?
Forse la grave crisi economica e finanziaria causata dagli enormi debiti fatti dai Savoia per pagare le guerre di conquista delle Venezie e pagata col sudore e col sangue dai nostri padri?
Molto meglio ricordare il buon governo della Serenissima Repubblica Veneta e trarne utili spunti per il nostro futuro.
Fabio Calzavara
Viene a chiedersi cosa ci sia da festeggiare, forse la perdita dell’indipendenza ed il passaggio da una monarchia straniera tollerante ed organizzata ad un’altra monarchia ancora piu’ straniera, retrograda ed inefficente?
Oppure la distruzione del nostro tessuto produttivo, la disoccupazione, la fame, la pellagra, l’emigrazione biblica causate da tale annessione?
Forse la colonizzazione forzosa culturale, linguistica ed economica imposta dai monarchici savoiardi (poi continuata dai fascisti e quindi dai repubblicani Italiani)?
Oppure l’opprimente burocrazia dei nuovi “liberatori”, l’arrivo della Mafia e di solerti “gauleiter” e “Quislng” esecutori di ordini biechi e centralisti?
Forse dovremmo festeggiare la moltiplicazione incredibile di leggi e leggine, regolamenti e obblighi, tasse e contributi, emolumenti e balzelli di ogni ordine e tipo applicati dopo la nostra annessione al Regno d’Italia?
Oppure il terribile peggioramento della giustizia processuale e della pessima amministrazione causate dai nuovi inesperti ed impreparati foresti?
Forse la grave crisi economica e finanziaria causata dagli enormi debiti fatti dai Savoia per pagare le guerre di conquista delle Venezie e pagata col sudore e col sangue dai nostri padri?
Molto meglio ricordare il buon governo della Serenissima Repubblica Veneta e trarne utili spunti per il nostro futuro.
Fabio Calzavara
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