TASSE TASSE TASSE, NAPOLEONE SPREME LA VIGNA VENETA
Di Denis Vidale
Se qualcuno ha sperato in un alleggerimento della tassazione per far fronte agli strascichi delle carestie del 1801 e 1802, e del continuo passaggio di armate (e relative requisizioni) è presto deluso: Napoleone è da subito esplicito nelle sue aspettative economiche:
"Tenete ben presente che coloro che dicono che Venezia non rende all'erario che otto milioni, sono degli imbecilli. Conosco Venezia meglio di loro: agli Austriaci rendeva 25 milioni, nelle mie mani deve rendere ancora di più... la tassa di guerra imposta al Veneto può essere aumentata di quindici o venti milioni, indipendentemente dalle contribuzioni ordinarie."
E ancora: "Non è il caso di pensare di rimborsare a Venezia dei due milioni di contributi che sono astati imposti. A sentire i Veneziani, non si direbbe che si sono dati a me volontariamente? Ecco i risultati di una amministrazione troppo morbida negli inizi.. " A. Zaghi, Napoleone.
La "tassa sul macinato" che provocherà proteste di massa anche all'indomani dell'unità d'Italia (talis pater, qualis filius, NdR) viene subito introdotta ed è solo la più malaccerta tra le tante introdotte dall'Imperatore. Ma ancor apiù odiata e sfuggita è la legge sulla circoscrizione obbligatoria.
da "la Repubblica e l'Imperatore"
Commenti
Posta un commento