DIFFIDARE DI CHI COMANDA: IL CONTROLLO DEL POTERE.

Di Giovanni Distefano.

Il potere veneziano e la costituzione che lo regola sono basati su un principio molto semplice e saggio: la diffidenza verso coloro che esercitano il potere, un principio definito come "sospetto istituzionale" , per cui le persone al potere sono continuamente controllate e regolarmente sostituite (da noi oggi sarebbe una rivoluzione a 180 gradi, pensa che progressi abbiamo fatto, NdR ). Da ciò derivavano alcune regole fondamentali per la gestione dello Stato:

1) brevità delle cariche, cioè rotazione delle persone in tutte le Magistrature, con mandati per periodi molto limitati, quindi l'obbligo di lasciare il potere per lo stesso periodo (contumacia) .

2) Collegialità, quindi impersonalità del potere (essendo frammentato tra più persone).

3) Pluralità degli organi dello stato che si controllano a vicenda, il che ricorda il principio che gli americani definiscono 'checks and balances' (frammentazione del potere tra gli organi)

Anche il sistema giuridico è diverso rispetto agli altri Stati italiani, lodato nel 16mo secolo dal giurista Jean Bodin il quale osservava che "l'offesa arrecata da un gentiluomo all'ultimo abitante della città è corretta e punita con molta severità, sicché a tutti ne viene una grande dolcezza di vita e una gran libertà di vita, che sa più di libertà popolare che di governo aristocratico ".

Diritto romano e diritto veneto. I veneziani si rifiutano fin dall'inizio di adottare il diritto romano, considerato il diritto dell'imperatore. Per fare giustizia quindi si basano sui precedenti (come avviene nel diritto inglese) e in mancanza di essi, giudicano secondo equità, basandosi sull' "arbitrium" del magistrato che però deve decidere sempre secondo "moribus et legibus" e cioè secondo leggi morali e civili.

I tribunali veneziani, essendo sottoposti alla rotazione degli incarichi, sono e hanno fama di essere indipendenti e non sono influenzabili dall'esterno.

Da "Atlante storico della Serenissima"

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