VENEZIA PROTESTANTE? NON PROPRIO. PERO' QUALCHE COSA DI VERO C'ERA.

Un nuovo amico napoletano mi scrive:
L'Austria cattolica è seria appunto perché in essa è penetrato l'anticorpo luterano. Lo stesso vale per il Veneto e la Lombardia, i cui abitanti sono , in pratica, calvinisti quanto a valori etici del lavoro.  E' assolutamente fuori discussione che la "pagliacceria" dei popoli del sud Europa è dovuta alla pedagogia cattolica : un clero di professione, parassita ed inetto, è potuto sopravvivere solo piazzando nelle coscienze la guasta etica perdonista, indulgente e transigente.  
I paesi del nord Europa sono più seri appunto perché protestanti.

Caro Amico, innanzitutto un grazie per questo riconoscimento "dell'etica del lavoro" che ci è propria, come anche ai Lombradi. Ma è anche diffusa nell'Emilia Romagna, e Tu sai bene era sotto il dominio papalino, all'epoca ben accetto alle genti del luogo. Lo dimostrano gli episodi di insorgenza a Rimini e dintorni, quando Napoleone impose la Repubblica cisalpina. 
Forse le origini di un'etica diversa per il lavoro e il senso di responsabilità collettiva  risalgono ai liberi Comuni, al fatto che da noi ci scrollammo di dosso il feudalesimo, e ci governammo secondo antiche tradizioni, tramite le Corporazioni delle Arti e Mestieri: non avevamo un feudatario che disponeva dei nostri destini e sfruttava le nostre fatiche.
 
Certamente nel Veneto (la Venezia di Terra) il dominio veneziano (gradito a tutti noi in quanto garanzia delle libertà delle comunità che si autogovernavano) ebbe un'impronta anti papalina e Paolo Sarpi fu il precursore dello stato moderno. 
Ma la strada da lui indicata non fu  anticristiana, fu anticlericale. E quindi degli agganci con la riforma luterana in quel senso ci furono;Venezia nella sua lotta contro il potere temporale della chiesa, raccolse le simpatie di stati protestanti e della corte francese (come sai la chiesa gallicana era sotto controllo del re, come da noi dello stato veneto). 
Il rapporto con la Religione fu più diretto ed autonomo, rispetto al resto della penisola, tanto che le comunità, fino al Concilio di Trento ed anche oltre, erano abituate ad eleggersi il parroco, nella tradizione antichissima mutuata dai "Consigli" o "Renghi" risalenti addirittura ai paleo veneti, in cui gli Anziani designavano alle cariche pubbliche dopo le votazioni dell'assembea, all'ombra del Sacro Tiglio. Paolo Sarpi, del resto, definì il Concilio di Trento come la tomba delle antiche libertà.
Ecco quindi che i motivi dell'etica diversa hanno origini complesse e molteplici. forse affondano nell'inizio della Storia. 
Mi auguro che in questa ottica, nella vostra ritrovata indipendenza voi Napoletani, riusciate magari a consegnare il potere supremo a una nuova dinastia, degna della grande tradizione borbonica. Perché se da voi per tradizione siete e sarete "monarchici" da noi siamo e saremo sempre "repubblicani" e questo ci distingue certamente. 

Commenti

  1. Grazie per avermi trasmesso le Sue valutazioni.
    Vede , signor Bozzolan, io non sono uno storico, nè uno studioso, ma ho una impressione molto precisa : che ,in Italia, esista --nei fatti-- una forte dicotomia tra una pratica di omaggio formale alla istituzione ecclesiastica ed una effettiva adesione ai valori che essa pretende di rappresentare ed insegnare. Questa dicotomia non ha mai avuto la forza di esplodere in un vero e proprio distacco, come è avvenuto invece in Europa, [Sarpi non poteva vincere...] ed è rimasta direi come "sommersa".

    Ciò si è verificato , a mio parere, un pò per la profondissima ed antica consuetudine che esiste con la chiesa (la quale è come la mamma : se anche la si critica, non la si demonizza mai oltre un certo limite..), ed un pò perchè ,in definitiva, il potere ecclesiale ha due caratteristiche : da un lato è estremamente forte e virtualmente impossibile da estirpare; e , dall'altro --al netto di qualche eccesso limitato-- non è mai tirannico : il suo metodo è avvolgente, richiede piuttosto abbandono ed è costituito dalla celeberrima indulgenza e dal popolarissimo perdono più che dalla severa sanzione.
    La dicotomia che teorizzavo si manifesta più fortemente ,credo, nelle regioni del nord ,più vicine al mondo riformato (Lei stesso ricordava il rapporto un pò più diretto ed autonomo della religione..); essa fa sì che la condotta del gregge sia rimasta di omaggio alla chiesa negli adempimenti esteriori, ma sostanzialmente calvinista nei fatti. Per dirne una, la chiesa condanna il possesso dei beni materiali come pericolosi per la salvezza dell'anima, ma le regioni del nord sono da molti secoli, fra le più ricche d'Europa : ciò è in perfetta armonia con le dottrine , a Ginevra o a Wiesbaden, per dire, ma è in antitesi con le stesse , a Parma o a Treviso....

    Mi fermo qui per non abusare della Sua pazienza e La ringrazio molto per la attenzione che mi ha riservato.
    G. Anniballo

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