EL PIRON, LA FORCHETTA ARRIVATA PER PRIMA A VENEZIA
Siamo intorno all'anno 1000, stretti sono i legami di Venezia con Bisanzio, tanto che il Doge Pietro Orseolo si vede proporre come sposa al suo figlio primogenito, una nobile damigella della corte imperiale, imparentata con la famiglia regnante. "Durante il viaggio per Venezia gli sposi toccano tutti i porti dei due imperi e in tutte le città furono onorati con grandi feste". Tra le città in festa vengono annoverate quelle greche, le dalmate, le istriane e le lagunari Grado e Rialto. In poco tempo, Maria Argira, la Greca, mise al mondo un piccolo Orseolo, che il nonno Doge, al fonte battesimale, chiamò Basilio in onore dell'imperatore. Pietro Orseolo elargì anche di tasca propria, una notevole somma in favore della popolazione e nel documento vergato allora per i posteri,egli ha voluto chiamarsi Doge dei Venetici e dei Dalmatici "Ego Petrus Dei favente munere Veneticorum et Dalmaticorum dux". Io Pietro, per grazia di Dio Doge dei Veneti e dei Dalmati.
el piròn, era chiamata così la comune forchetta, dai veneti, con un termine greco. |
Maria Argira portò da Costantinopoli,sul desco della famiglia dogale, il "piron" per evitare il contatto delle dita con l'unto delle vivande e non bastasse questo, alimentò i pettegolezzi con l'usanza, allora scandalosa, di lavarsi spesso, anche una volta al giorno. Queste norme igieniche non impedirono che, durante una pestilenza, scoppiata dopo l'apparizione di una cometa terrificante, un unico sepolcro accogliesse, a San Zaccaria i giovani sposi. San Pier Damiani scriverà che furono proprio le scandalose mollezze della greca ad attirare il castigo divino. Sta di fatto che la peste ha ucciso solo gli igienisti, nella famiglia, e ha salvato il vecchio doge Orseolo, che si lavava solo nelle grandi occasioni, come anche la moglie e tutti gli altri figli.
Riassunto da un lavoro di Luigi Tomaz
In Adriatico nell'antichità e nell'alto medio Evo
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