IL BOTTINO DI GUERRA PER LA TRUPPA VENETA
Di Dan Morel Danilovich
Era tradizione ed un diritto vigente tra i combattenti far bottino.
Si può quindi comprendere come forti speranze di buone prede animassero pure le Venete truppe, inoltre l'idea dello spoglio serviva ad attirare la gente all'arruolamento ed era visto come un premio a compensazione dei rischi della guerra ed ad integrazione del magro stipendio (soldo) passato alle milizie: "Presero le armi allettati dalle prede, dalle scorerie, e dalle concesioni de privilegi e dal denaro distribuito da que' Comandanti... " (cit. -----ferrari, Provveditor in Dalmazia 1714)
Ai veneti soldati però venivano impartite anche le seguenti disposizioni "...che né le cose sacre, né le chiese fossero toche, né le donne violate (Lorenzo Venier Provveditor in Dalmazia, 1615).
Il Marchese De Ville nei suoi ordini da pubblicarsi et osservarsi nell'Armata di Terra, visto il comportamento, in particolar modo dei soldati Schiavoni e Morlacchi, sempre pronti a menar le mani e a far bottino, disponeva successivamente quanto segue:
Il soldato che ad ogni assalto o presa di piazza o altro posto non seguisse i suoi Capi e Venete Insegne, ma si fermerà a far bottino, passata l'occasione sarà svaligiato e messo ai ferri ad arbitrio.
Interessati al bottino non erano però solo i soldati semplici, ma anche buona parte degli "Uffiziali" Generali e d Ammiragli dell'Armata Navale. Bartolomeo D'Alviano al servizio della repubblica nella prima metà del Cinquecento, ordinava ai suoi comandanti di non sottrarre bottino ai fanti che "..salvo per la justa parte spettante al capo".
Per l'armata navale precise e capillari erano le disposizioni del Senato circa i bottini di guerra e le loro divisioni, predisponendo speciali Camerlenghi al fine della vendita delle prede delle battaglie.
"Ogni bottino doverà esser diviso giusta le leggi et al Capitano sia data una Bandiera di San Marco acciò sia provveduto della Pubblica insegna".
Leggendo quanto segue, non posso che abbozzare un sorriso nell'immaginare le loro espressioni quando il Capitano Generale da Mar Andrea Pisani informò il Senato Veneto, il 22 ottobre 1717 che la conquista di Prevesa "fu miserabile sacco avendo i nemiti tutto preventivamente trasportato..".
Da L'Infanteria Veneta di Danilo Morello e Millo Bozzolan
Era tradizione ed un diritto vigente tra i combattenti far bottino.
Si può quindi comprendere come forti speranze di buone prede animassero pure le Venete truppe, inoltre l'idea dello spoglio serviva ad attirare la gente all'arruolamento ed era visto come un premio a compensazione dei rischi della guerra ed ad integrazione del magro stipendio (soldo) passato alle milizie: "Presero le armi allettati dalle prede, dalle scorerie, e dalle concesioni de privilegi e dal denaro distribuito da que' Comandanti... " (cit. -----ferrari, Provveditor in Dalmazia 1714)
Ai veneti soldati però venivano impartite anche le seguenti disposizioni "...che né le cose sacre, né le chiese fossero toche, né le donne violate (Lorenzo Venier Provveditor in Dalmazia, 1615).
Il Marchese De Ville nei suoi ordini da pubblicarsi et osservarsi nell'Armata di Terra, visto il comportamento, in particolar modo dei soldati Schiavoni e Morlacchi, sempre pronti a menar le mani e a far bottino, disponeva successivamente quanto segue:
Il soldato che ad ogni assalto o presa di piazza o altro posto non seguisse i suoi Capi e Venete Insegne, ma si fermerà a far bottino, passata l'occasione sarà svaligiato e messo ai ferri ad arbitrio.
Interessati al bottino non erano però solo i soldati semplici, ma anche buona parte degli "Uffiziali" Generali e d Ammiragli dell'Armata Navale. Bartolomeo D'Alviano al servizio della repubblica nella prima metà del Cinquecento, ordinava ai suoi comandanti di non sottrarre bottino ai fanti che "..salvo per la justa parte spettante al capo".
Per l'armata navale precise e capillari erano le disposizioni del Senato circa i bottini di guerra e le loro divisioni, predisponendo speciali Camerlenghi al fine della vendita delle prede delle battaglie.
"Ogni bottino doverà esser diviso giusta le leggi et al Capitano sia data una Bandiera di San Marco acciò sia provveduto della Pubblica insegna".
Leggendo quanto segue, non posso che abbozzare un sorriso nell'immaginare le loro espressioni quando il Capitano Generale da Mar Andrea Pisani informò il Senato Veneto, il 22 ottobre 1717 che la conquista di Prevesa "fu miserabile sacco avendo i nemiti tutto preventivamente trasportato..".
Da L'Infanteria Veneta di Danilo Morello e Millo Bozzolan
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