LA STELE DI ARCOLE E LA PIAGGERIA VERSO UN TIRANNO, L'IGNORANZA STORICA

La stele di cui parliamo ricorda la battaglia di Arcole, posta in piena campagna vicino a un fosso, pare sia bisognosa di restauri. Inoltre qualche persona sembra abbia cercato di atterrarla e, considerando quello che Napoleone dopo quella battaglia ha portato nello stato veneto (ancora libero ed indipendente) e nel resto dell'Italia, il gesto può anche essere comprensibile.
Ma i napoleonici italiani stiano tranquilli: la pietra "dell'infamia" (che ricorda la fine delle nostre libertà) vuole ospitarla il sindaco di Arcole (abbiamo il sospetto che sia del PD) nel locale museo. Basta aprire il link del medesimo per sprofondare nella piaggeria acritica più totale, verso un personaggio che invece in Nazioni con una storia antica dietro le spalle, è considerato epr quello che fu: un avventuriero ed invasore, un ladro di beni e libertà, pronto a tutto per i suoi fini personali. Parlo della Spagna, dell'Inghilterra, della Russia, per nominarne alcune: ad Arcole invece nessuna visione storica completa del personaggio, come mi fa notare Luigina Pizzolato: per loro Napoleone è la gloria locale, quello che li ha ficcati dritti nella Storia, pensa che la squadra di calcio si chiama napoleonica, il museo l'ha voluto un ammiratore; non so quanti in paese abbiano chiara la figura di Napoleone: mi hanno portata in loco e c'è quel piccolo obelisco in mezzo ai campi, vicino a un rivo di acqua, poco più di un fosso.
Ecco come apre la pagina il portale del Museo di Arcole miracolata dal Vate Napoleone: In quei tre giorni autunnali del 1796 (15-16-17 novembre), Napoleone combatté ad Arcole una delle sue più importanti battaglie, quella che gli spianò la strada alla vittoria nella 1° Campagna d'Italia. A perpetuarne il ricordo, Arcole, che già possiede l'unico obelisco originale dell'età napoleonica, ha eretto un monumento che è quanto di più bello, forse, possa ricordare un evento entrato, da allora, nella storia del mondo: si tratta di un museo donato da un architetto romano, Gustavo A. Antonelli, studioso e profondo conoscitore delle vicende napoleoniche. 
Ma l'aria che si respira ad Arcole è lo specchio di quello che è l'orientamento della cultura italiana. Ecco quanto scrisse in proposito Oscar Sanguinetti.

Lo lamenta in apertura d’opera proprio Invernizzi quando scrive che "del ventennio napoleonico, nessuno sa niente. Nei programmi scolastici non viene ricordato, la letteratura non ne parla quasi mai, al contrario capita spesso di ascoltare intellettuali italiani parlare bene di Napoleone come il primo vero modernizzatore dell'Europa, e dunque dell’Italia" (p. 7). All’interno poi del corpo sociale cattolico la situazione non di rado è ancora più sconfortante: il giudizio su Bonaparte (1769-1821) varia infatti sensibilmente da un interlocutore a un altro come se il fatto — ineguagliato nella storia della cristianità — di aver tenuto prigionieri due papi — rispettivamente Pio VI (1775-1799) e Pio VII (1800-1823), quest’ultimo peraltro morto in Francia durante la prigionia — fosse un dato neutrale come un altro, liberamente interpretabile a seconda dei punti di vista.
Contro questa vera e propria deformazione dell’identità italiana più genuina e profonda va quindi riaffermato che — è sempre Invernizzi a scriverlo — durante il ventennio napoleonico "molti italiani insorsero contro la dominazione francese, non tanto perché straniera, ma in quanto cercava di cambiare il modo di vivere degli italiani, introducendo la leva di massa obbligatoria, aumentando le tasse, vietando processioni, chiudendo chiese e addirittura imprigionando i Pontefici perché avevano osato opporsi al potere dell’impero. Erano gli insorgenti e ne furono uccisi [decine di migliaia] nel corso delle diverse guerre di guerriglia che si svolsero lungo la penisola. Erano cattolici italiani, di diverse parti [...] Non se ne è mai occupato nessuno (o quasi), fino a tempi recenti" (ibidem).
NAPOLEONE: LIBERATORE DI CHE?? DA COSA?? per le Nazioni venete solo miserie secolari  furti e distruzioni, ci portò la sua armata. 

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