VENEZIA E LA LINGUA UFFICIALE DELLO STATO VENETO

galeone veneto

Come sapete tutti (almeno spero) non esisteva una "lengua" veneta ufficiale, ne tanto meno una lingua veneziana ufficiale nello stato di San Marco. Il veneziano si era imposto, anche con le sue varianti locali dalmatine, come lingua del commercio ed era persino usato e capito alla corte del Turco, ma prevalentemente in quell'ambito. Per il resto, una "talassocrazia", una classe aristocratica il cui potere era basato sul commercio nei mari, era del tutto antitetica alla moderna idea di "un popolo, una lingua, una nazione".  
Le nazioni fino a prima della rivoluzione francese, che diffuse anche l'idea dello stato moloch centralista, per cui tutti dovevano somigliarsi nelle idee professate, nei costumi, e nella lingua, per quanto riguarda le tradizioni locali, se non urtavano la fede professata dalla maggioranza, (fino alla guerra dei Trent'anni, in cui il mediatore veneziano (non a caso) fece passare ad Aquisgrana il principio della libertà religiosa) erano del tutto indifferenti alla lingua parlata dalle comunità locali.
A maggior ragione i mercanti veneziani, dunque, che fecero della libertà e della autonomia locale, una bandiera vincente.
Ecco quindi che era lo stato centrale ad adattarsi alla situazione locale, per cui i bandi della Serenissima erano pubblicati in varie lingue, e per la terraferma era in uso l'italiano letterario. E il veneziano? Usato ogni giorno, anche nel Gran Consiglio, in cui chi voleva fare i propri discorsi in un italiano letterario, era accolto da sorrisi divertiti, per la stranezza della situazione. 
Come mai in Terraferma non si usasse il veneziano nei documenti ufficiali, è presto detto: sarebbe apparsa come una imposizione, una tirannia quasi, a un bergamasco, a un bresciano, ma anche a un vicentino, che aveva la sua parlata, veneta si, con radici molto comuni, ma sempre distinta dalla lingua della capitale. 
Restano nei documenti scritti i segni di questo grande rispetto di Venezia per le tradizioni locali: molte testimonianze negli atti processuali, sono riportate nella parlata veneta del luogo.
Ecco quindi che anche grazie a Venezia, la lingua veneta con le sue varianti, compresa quella triestina in cui maestranze veneziane importarono la loro lingua che divenne predominante), è rimasta la più viva e più usata, assieme al siciliano, nella penisola italiana, e più la useremo localmente, mano sarà facile che muoia.
Ecco anche, con queste premesse, spiegato anche il perché io usi la lingua italiana: perché cerco di trasmettere il retaggio veneto (tremila anni di storia che hanno influito anche sull'Europa e l'Occidente) ai Veneti in senso stretto, ma anche ai Veneti in senso lato, Lombardi, Istriani, Dalmati bilingui e a tanti altri che ci seguono in molte parti del mondo, e non potrei farlo scrivendo "in padovan" 😉 . 



Commenti

  1. Come amo lo spirito della Serenissima, anche in linguistica!

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  2. Vera Libertà, vero federalismo...all’epoca, avanti anni luce rispetto a tutte le altre Nazioni Europee. Gli organismi dello Stato ma anche la «Lengua» si rinnovavano nel tempo (niente di più moderno), tutto funzionava a meraviglia secondo la “Consuetudine», non come l’art. 5 «immodificabile» della Costituzione Italiana (come fosse un Dogma di Fede).

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  3. Chiarissimo. Il veneto non è mai stato lingua ufficiale. Era comunemente usato, a tutti i livelli e in tutte le situazioni, ma gli atti venivano redatti in italiano, per i motivi espressi nell'articolo con grande precisione.

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  4. Venezia era avanti secoli rispetto ad oggi.
    Il francese, con l idea del suo stato di cloni ha seminato un idea che ha creato e crea schiavitù e chi non approfondisce e studia questa cosa con attenzione chiama ancora l 'idea francese progresso ma in realtà ha creato una nuova schiavitù ideologico morale.

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