GLI INGIUSTI SIANO PUNITI E IL SEME DEGLI EMPI PERIRA'

 origine e significato del motto del Leone di Traù.


Quia Dominus amat iudicium et non derelinquet Sanctos suos in aeternum conservabuntur INIUSTI PUNIENTUR ET SEMEN IMPIORUM PERIBIT
Salmo 36:28

Edoardo Rubini sul Lion de Traù

La frase è un versetto dei Salmi e contiene una terribile profezia, che la Serenissima aveva voluto esibire pubblicamente e farne persino il metro della propria attività giudiziaria.
Guardiamo l’originaria formulazione biblica:
"...quia Dominus amat iudicium et non derelinquet sanctos suos in aeternum conservabuntur iniusti punientur et semen impiorum peribit. "
“Perché il Signore ama la giustizia e non abbandona i suoi servi, che sempre da lui saranno salvati”gli ingiusti siano puniti, il seme degli Empi perirà. "
Nessun dubbio sul fatto che la Giustizia sia vista nel suo carattere divino e che oggetto della punizione saranno sia chi opera contro la giustizia, sia chi non è pius, cioè chi nega la Fede, due categorie umane che nella visione antica coincidevano.


NDR . Del bellissimo Leone di cui parliamo, sapete tutti la storia, ormai. Fu preso a mazzate durante la notte, da nazionalisti slavi, in contrapposizione al nazionalismo italiano, il quale lo stumentalizzava per giustificare il diritto all'annessione della costa della Dalmazia Veneta. Che però non era né italiana, né slava, ma mostrava da secoli un complesso di realtà autoctone  che avevano convissuto fino a fine '700 senza particolari tensioni. Venezia stessa aveva favorito il ripopolamento dell'entroterra, regalando terreni pur che fossero messi a cultura, a gente slava. La scritta campeggiava in molte aule di Tribunali veneti, a monito e fu usata su proposta di Renzo Fogliata, per l'aula dove si processò Napoleone. 
Mi segnalano che anche il Leone di Montagnana portava sul libro la stessa frase.

Commenti

  1. Certo, si tratta della Bibbia! Si tratta di due versi del salmo 36 dell’Antico Testamento, un salmo musicato dal N.H. Benedetto Marcello sulla base della parafrasi in lingua italiana scritta da un altro Veneto Patrizio, il N.H. Gerolamo Zustinian.
    Se lo si analizza bene non ha intenti punitivi, né aggressivi, ma di incitamento alla vita retta che l’uomo giusto deve condurre, senza risentimenti.
    E’, dunque, un motto vicinissimo a “Pax tibi !”.
    Questo salmo rivela principi di sapienza, volti a orientare il cuore a Dio, fonte di ogni bene.
    Invita, infatti, a non “irritarsi a causa dei malvagi e a non invidiare i malfattori”. Chi si lascia trascinare nell’ira e nell’invidia verso gli empi è uno stolto, perché quelle loro fortune passano presto: “Come l'erba presto appassiranno; come il verde del prato avvizziranno".
    A questo primo invito segue quello di confidare in Dio e fare il bene.
    “Abiterai la terra”, afferma il salmista, intendendo una vita serena; ma per averla bisogna essere umili e non trascurare a meta celeste, poiché solo in tale meta “la loro eredità durerà per sempre”.
    I miti, i buoni, avranno in “eredità la terra”.
    “Vi pascolerai con sicurezza“ dice il salmista, intendendo che le greggi dell'uomo pio non temeranno insidie di predoni. È questa una visione di pace, di compattezza sociale. Con significato più alto, si intendono le iniziative che promuovono il bene tra gli uomini; iniziative che avranno esito, nonostante contrasti e fallimenti: “avrà una discendenza l'uomo di pace”.
    Al contrario, “la discendenza dei malvagi sarà sterminata”. È necessario non dubitare mai di Dio: “Cerca la gioia del Signore”, quella che viene dall’amore a Dio e ai fratelli; Dio allora “esaudirà i desideri del tuo cuore”.
    Notevole è l’invito a stare in silenzio davanti a Dio e a sperare in lui. Stare in silenzio, cioè non contestare Dio, non dire parole di sdegno contro chi “ha successo”, sapendo che chi “spera nel Signore avrà in eredità la terra”: attraverso la mitezza conquisterà il cuore degli uomini per condurli a Dio. Così egli sarà un vero conquistatore della terra.
    Questo punto il salmista lo ripeterà per ben cinque volte. Parole queste rilanciate da Gesù nel discorso delle beatitudini.
    Gli empi non possederanno nulla, la loro fine è segnata dal collasso di se stessi; le loro trame si concluderanno contro di loro: “La loro spada penetrerà nel loro cuore e i loro archi saranno spezzati”.
    Il giusto nel suo cammino può cadere per un attimo a terra, ma poiché egli sa che Dio misericordioso gli tende la mano, subito la riafferra e si rialza.
    Il salmista agli enunciati della sapienza aggiunge la sua esperienza: “Sono stato fanciullo e ora sono vecchio: eppure io non ho mai visto il giusto abbandonato”.

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