AUTONOMIA DIFFERITA O CANCELLATA TOMASUTTI SU IL GAZZETTINO

AUTONOMIA DIFFERITA O CANCELLATA

Il caso dell'autonomia veneta "ritardata", e probabilmente annacquata, documentta, in maniera esemplare, un lungo processo di rappresentazione politica della Regione, avvenuto, prevalentemente solo attraverso un processo politico elitario, e non . come ad esempio e con altre prospettive - il caso catalano insegna -, anche attraverso un percoso culturale e sociale, condiviso e di massa.
Ne sono esempi parigmatici, in questo senso, le vicende della Lega e delle varie formazioni locali indipendentiste. Tutti attori politici, che hanno contribuito a rafforzare, differentemente, la rappresentazione pubblica di un Veneto localista, anticentralista ed antistatalista. 
Il guaio tuttavia, è che una rappresentazione istituzionale delle istanze popolari veicolata solo per  via prevalentemente politica, si connota "naturaliter" solo come un percorso che si realizza in termini elitari. In termini, cioé in cui la verticalità impedisce, di fatto, una rappresentazione forte, larga e condivisa delle istanze "nel" e "del" tessuto sociale, se non - come è accaduto - nella forma largamente mediatizzata e stereotipata, della comunicazione politica.
Ne è quindi derivata una sostanziale incapacità del Veneto di dotarsi nel tempo di un sistema molecolare ed evoluto di rappresentanza dei propri interessi e di costruire una raffigurazione attendibile di una qualche identità regionale condivisa ed adatta ai tempi, che ha finito oggi per agevolare le dilatazioni e qli annacquamenti politici romani.
Manca ancora al Veneto, dunque, un percorso sociale e culturale complessivo, in cui si possa sedimentare, affermare, e rappresentare una immagine pubblica virtuosa della società veneta anticentralista, veicolata attraverso i comportamenti, i sentimenti e le relazioni dei tanti soggetti che in questa stessa realtà operano e che spesso non hanno avuto voce: imprese,cittadini, associazioni culturali e sociali, istituzioni locali ecc. 
Senza anche questo dispositivo "dal basso", non si riuscirà mai a contrattare efficacemente con Roma alcuna autonomia politica degna di questo nome. 

MassimoTomasutti

Commenti

  1. Gentile Presidente Cosimo Moretti,

    Mi fa piacere apprendere che Lei condivide quanto da me scritto sul Gazzettino in merito al valore “universale”, e non provinciale, del Vessillo Marciano. Ovviamente, mi sono limitato ad enucleare solo alcuni esempi storici tra quelli possibili. In termini più generali, basti pensare che quando la celebrata “Ragione” dell’89 rivoluzionario francese arriverà a Venezia sulla punta delle baionette dell’Armata napoleonica che cosa realmente vi trovò? Nient’altro che un paio di forbici – già appartenute a Paolo Sarpi -, con le quali, e da lungo tempo, la Serenissima Repubblica si era servita per tagliare gli artigli dell’Inquisizione romana e le unghie delle arpie gesuitiche. Una verità storica e universale (laica, ma con alcuni distinguo) ‘abbondante’: la Repubblica, con la sua anima politica, fu – prima e dopo il finale 1797 – l’ostacolo irriducibile del più spietato imperialismo europeo: l’imperialismo della (supposta e definitiva) Ragione illuminata. La questione, dunque, sotto il mero profilo storico-culturale – e come Lei conferma -, non si pone. Questo era ed è l’aspetto ‘culturale’ che mi premeva e che intendevo rimarcare in relazione alle Sue dichiarazioni. Quanto al gesto (politico) in sé stesso, di sostituzione delle bandiere, è un altro discorso che esula – per l’appunto -, dalle mie considerazioni. Questo – penso -, è il punto centrale sul quale “non ci capiamo”. Un gesto ‘politico’, se vuole sapere come la penso in proposito, che pur stigmatizzabile nella forma, intendeva riaffermare, con modalità operative certo errate, che, in realtà, del vecchio Leone di San Marco non è stata venduta che la pelle - trofeo di caccia sia del vorace espansionismo della borghesia illuministica europea ottocentesca che del moderno progressismo politicamente corretto di questi decenni -, ma che la sua anima ‘universale’, aperta per natura e destino, è rimasta: ancora intatta e inafferrabile, un po’ come quella dei cristiani che furono abbandonati alle feroci fiere dei circhi romani. Un’anima resiliente che, con rispetto per tutte le altre, non teme confronti culturali e storici di sorta. Resto sempre disponibile al civile confronto dialettico su queste tematiche.

    Cordiali saluti
    Dott. Massimo Tomasutti

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