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IL TAGLIACARTE CON SAN MARCO NELLE MANI DI UN BIMBO NEL 1955

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Più o meno era quell'anno. La mia mamma, la Iride, insieme alle sorelle Teresina e Cesira, (i nomi dal sapore antico delle donne venete di un tempo) decisero di fare una gita, dalla campagna padovana, fino a Venezia, luogo mitico che io avevo sentito solo nominare in famiglia con un misto di ammirazione  rispetto. Era il loro modo di festeggiare il 25 aprile. Abitavamo in via san Marco, in una laterale di essa, nei pressi di Ponte di Brenta, e il giorno di san Marco, nella campagne di allora, era sentito ancora come festa popolare, che invano cercavano di coprire con la "Festa della Liberazione" anche se papà era un comunista (dopo una gioventù fascista, ovvio) in cas asi festeggiava san Marco. Di quella gita, nel ricordo, è rimasto il sapore di una città da fiaba, ancora dei veneziani, così strana e esotica, ma anche così "nostra". E anche il souvenir che mi portai a casa, un tagliacarte che la mamma mi comprò  in una bancarella, certamente non prodotto in